Non si tratta della prima e nemmeno dell'ultima ...
... Metal Opera! Dopo quelle di maggior fama e successo legate al nome Avantasia, ma anche ad AINA, Ayreon, Once And Future King, Nikolo Kotzev's Nostradamus (giusto per ricordarne alcune...) tocca nuovamente al batterista e compositore brasiliano Heleno Vale con il secondo album legato al suo progetto
SoulSpell.
Anche in questa occasione, prima del concept e della musica, quello che salta all'occhio è la lista dei vari guests, dove nella nutrita schiera che prende parte a "The Labyrinth of Truth" incrociamo, tra gli altri, musicisti ed interpreti come Jon Oliva, Zak Stevens ed Edu Falaschi.
L'album non parte in maniera particolarmente originale con il breve strumentale spiccatamente neoclassico che poi sfocia nella titletrack, dove i ritmi si fanno serrati ed inizia la sarabanda di ospiti che si alternano dietro al microfono. Già da questo primo brano le impressioni sono più che positive, con i vari interventi vocali che ben si adattano al cangiante e teatrale tessuto musicale, che si snoda dal Power al Thrash passando per l'Hard Rock ed il Prog).
E così via per tutto l'arco dell'album, con dosaggi differenti a seconda dell'estro compositivo di Heleno Vale, il quale ottiene i maggiori risultati quando giunge il momento della
sammetiana "Amon’s Fountain", e quando all'appello risponde "Into The Arc of Time", il miglior episodio dell'album, dove un fenomenale Jon Oliva duetta con Zak Stevens in un contesto fortemente in
odore di Savatage.
Non gli reggono il confronto "Adrift" (fin troppo easy e direi influenzata dagli U2) o l'elaborata ma ben poco ispirata "The Verve", la stessa impressione suscitata poi da una "Forest of Incantus" dalle tinte Power e vagamente folk. L'album si riprende proprio al suo appuntamento finale, con "A Secret Compartment", ancora Power Metal, ma stavolta decisamente più incisivo, con diversi spunti interessanti ed azzeccati intrecci vocali.
Heleno Vale è riuscito a tenere le redini a questo progetto e, sebbene non vi sia nulla di innovativo, "Labyrinth of Truths" si rivela un lavoro più che discreto, che fa sì crescere la curiosità sul suo precedessore, "A Legacy of Honor" (2008), ma sopratutto ci obbliga a tenere le orecchie aperte in attesa del terzo atto, dove tra i vari ospiti dovremmo trovare anche due cantanti bravi, ma non altrettanto fortunati, come Tim Owens e Blaze Bayley.
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