Giunti al loro secondo album i greci Wolfcry dimostrano di aver optato per il lato più muscoloso del Power Metal, evitando tastiere e aperture sinfoniche a favore di una doppia cassa e di un cantato aggressivi. L'opener "Metamorphosis" è una canzone di stampo priestiano, peccato per un refrain talmente banale da lasciare davvero con la bocca amara, e che non predispone al meglio per il proseguo dell'album. Per fortuna si migliora con "Vanguard", che prende il nome del precedente gruppo di Andreas, prima che questi fondasse i Wolfcry, ed è decisamente più azzeccata, ricordando parecchio gli Stormwitch più grezzi dei primi album. A pensarci bene la voce di Costas Hatzigeorgiou ricorda non poco quella di Andy Mück, solo che il greco ha un'ugola più ruvida, inoltre è davvero apprezzabile su questo pezzo il break chitarristico (di derivazione helloweeniana) posto nella seconda parte del brano. "Screamin' Whispers" mostra maggiormente i denti, ma tutto sommato non si discosta poi molto da quanto appena detto. Si cambia registro con "The Dying Of Innocence" che è uno degli episodi più riusciti ed allo stesso tempo il più grintoso, con qualcosa dei Grave Digger di "Heart of Darkness", atmosfere che mi sembrano più congeniali al gruppo e che i Wolfcry dovrebbero approfondire a scapito delle tentazioni alla Hammerfall palesate su "Saint / Sinner" ed in parte anche sulla lunga suite conclusiva "The Fable of Aghor". Qualche caduta di tono qua ("Endless Circle") e là (una "As Darkness..." tirata troppo per le lunghe), unita a qualche momento di difficoltà in cui incappa Costas, finiscono con il penalizzare "Nightbreed", che resta comunque un discreto album, ed i patiti del genere lo troveranno sicuramente di loro gradimento.
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