Copertina 8

Info

Anno di uscita:2003
Durata:42 min.
Etichetta:The Music Cartel
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. SIXTEEN - FORTY
  2. ONE BY ONE
  3. COLD BLACK RIVER
  4. NUMB
  5. CANNIBAL MACHINE
  6. SWEET MISERY
  7. SPIDERS AND FLIES
  8. BULLET
  9. BROKEN CIRCLE

Line up

  • Justin Marler: guitar, vocals
  • Patrick Huerta: guitar
  • Rachael Fisher: bass
  • Chris Hakius: drums

Voto medio utenti

La storia dei The Sabians ed in particolare del loro leader Justin Marler, così diversa dagli stereotipi rock, dovreste già conoscerla se avete letto la mia recensione del debutto “Beauty for ashes” ( se non lo avete fatto siete sempre in tempo..), quindi non vi tedierò con inutili ripetizioni.
Comunque nel commento al disco evidenziavo la personalità e la qualità del progetto nonché la sua affascinante forza spirituale, immaginando ulteriori miglioramenti con il crescere dell’esperienza del gruppo.
Previsione modestamente azzeccata in pieno.
Questo seguito supera il predecessore sotto ogni punto di vista: maggiore potenza, sviluppo del songwriting, accrescimento del pathos, passaggi strumentali più ficcanti e creativi.
Sebbene etichettati come stoner/doom band causa i trascorsi di Marler e Hakius nei mitici Sleep, i The Sabians si accostano meglio alle atmosfere ombrose dei Tool che non alla solarità desertica dei Kyuss o ancora meno alla tetra pesantezza dell’altro figlioccio di “Holy Mountain”, i monolitici High on Fire di Matt Pike.
L’esperienza monastica di Marler continua a produrre evidenti riflessi nella sua musica, spesso le canzoni sono segnate dall’intesità malinconica dell’introspezione, dalla dolce tristezza dei percorsi tortuosi dell’animo umano, solitudini interiori che si traducono in composizioni corpose e mature quali “Cold black river” o “Sweet misery”, fluidamente bilanciate tra aree diafane e riflessive ed eleganti pulsioni hard velate d’antico.
Ma la vera novità di “Shiver” sono le concessioni ad un atteggiamento più diretto e raffinatamente mordente, nulla che possa essere confuso con il becero rumore ma un serio impatto energico che illumina “Sixteen-forty” o la metallica “Bullet”, e non secondario in questo senso si rivela l’operato di Masaki Liu, già produttore dei Black Rebel Motorcycle Club, che ha pensato per il disco ad un taglio maggiormente diretto e compatto rispetto al passato. Se ne giovano episodi di gran classe come l’essenziale “Numb”, vero condensato di forza, emozione, tecnica e groove; il rock mantrico “One by one”; la ballata nebbiosa e quasi religiosa “Spiders and flies”, e su tutti la fiabesca evocazione psichedelica “Broken circle”, questa sì riconducibile al pianeta stoner ma con leggerezza ed ispirazione da primi della classe.
Un album che sfugge alle barriere dei generi, trasversale ed impegnato ma esaltante per la sua dinamicità e nello stesso tempo per lo sfavillante spessore emotivo. Piacevole notare come da una formazione particolare ed a suo modo estrema quale gli Sleep, siano derivate due bands dalle tematiche quasi opposte ma entrambe di eccellente qualità.
I The Sabians con soli due dischi e ben lontani dalle fanfare pubblicitarie, raggiungono quell’identità personale e riconoscibile che altri non trovano in un intera carriera. Se cercate un lavoro fresco che possieda idee, forza, intelligenza ed emozioni, ma privo di qualsiasi spocchia cervellotica, lo avete trovato.

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