Prosegue il lavoro di ristampa del catalogo della prima parte di carriera degli svedesi
Necrophobic da parte della rediviva
Hammerheart Records, che dopo averci offerto il debutto "
The Nocturnal Silence" del 1993 passa ora al successivo "
Darkside", originariamente uscito nel 1997 per
Black Mark Records.
Anche in questo caso si tratta di una seconda ristampa per questo album dato che anche nel 2003 l'etichetta olandese lo aveva reimmesso nel mercato, ed ancora una volta non troviamo bonus track o inediti vari; il disco ci viene presentato così come uscì 13 anni fa, senza alcuna aggiunta o modifica.
Poco male, poichè stiamo parlando di uno degli episodi più belli mai partoriti dalla mente geniale e maligna dei Necrophobic; diciamo subito che l'unica cosa che fa storcere il naso in questo album è la produzione, decisamente inferiore per qualità a quella del debutto uscito 4 anni prima, ed è un peccato poichè con un adeguato supporto sonoro "Darkside" avrebbe forse ancora più potenzialità del primo capitolo.
In ogni caso ben quattro anni sono passati da quel "The Nocturnal Silence" ed anche la line up della band ha subito qualche scossone: fuori, ahimè, il leggendario
David Parland che compare solo in un paio di assoli, ed al suo posto arrivano i chitarristi
Martin Halfdan e
Sebastian Ramstedt, tuttora nella band;
Joakim Sterner, fondatore, rimane saldo alla batteria mentre
Tobias Sidegård oltre al basso si occupa anche della voce, mantenendo questo doppio ruolo fino ai giorni nostri, differenziandosi dal predecessore
Anders Strokirk per uno screaming più vicino al black metal tout court che ad un death metal portato verso il black, rendendo così i Necrophobic davvero vicini per assonanza con i colleghi
Dissection di
Jon Nödtveidt.
In generale questo "Darkside" è un disco che punta leggermente meno sulle atmosfere, lasciate agli episodi strumentali e tastieristici, mentre i brani risultano più aggressivi e cattivi, con assai poche concessioni alla melodia, anche se sono presenti più parti in mid-tempos rispetto al passato, sebbene poi queste culminino frequentemente in feroci blastbeats che a loro volta vengono impreziositi da assoli sempre melodici, taglienti e trascinanti.
Di "Darkside", un album davvero stupendo e nuovamente senza un calo od un cedimento, risultano fondamentali la già citata opener "
Black Moon Rising", la disperata "
The Call" e la leggendaria "
Nailing the Holy One", una mazzata di dimensioni monumentali in cui proprio
Jon Nödtveidt dei
Dissection appare come gradito ospite con le sue urla lancinanti.
Un lavoro veramente assoluto, di inestimabile bellezza, leggermente inficiato da una produzione davvero non all'altezza, che dovete far vostro a tutti i costi; i successivi due album dei Necrophobic, ovvero "
The Third Antichrist" del 1999 e "
Bloodhymns" del 2002 pur essendo dei buoni dischi non saranno all'altezza dei primi due capitoli della loro carriera.
Per risentire dei Necrophobic nuovamente su questi livelli dovremo aspettare il 2006 con "
Hrimthursum", probabilmente il loro lavoro migliore di tutti i tempi, seguito dal recente "
Death to All" del 2009.
Una band assolutamente imprescindibile per tutti gli amanti dell'estremo.