A distanza di due anni dall’esordio discografico rappresentato da “
Masters of Fate” tornano alla ribalta gli
Etrusgrave di
Fulberto Serena, conosciuto dai più per essere stato protagonista e chitarrista dei leggendari
Dark Quarterer nei primi due album, che porta avanti con orgoglio il proprio discorso musicale, sempre basato su un heavy metal molto epico e retrò, strettamente collegato con le sonorità che lo hanno reso noto e che a distanza di tanti anni continuano ad emozionare.
Emozioni che lo stesso “
Masters of Fate” non ha smesso di trasmettere, confermandosi un disco eccellente anche sulla prova della lunga distanza, dimostrando una longevità fuori dal comune anche grazie a brani assolutamente preziosi come “
Deafening Pulsation” o “
Dismal Gait”.
Il nuovo “
Tophet”, ancora pubblicato da
My Graveyard Production, è una gioia per le orecchie ed una liberazione, dato che per il sottoscritto era una delle uscite più attese del 2010 (sebbene sia riuscito ad ascoltarlo solamente a Gennaio 2011), e non delude le aspettative sebbene globalmente non riesca ad essere competitivo e trascinante come il suo predecessore, ma fare di meglio era impresa a dir poco ardua.
La lineup, confermatissima, dimostra di muoversi egregiamente attorno alla figura leader di Fulberto e “Tophet” nel suo complesso è un album di epic metal con i controfiocchi: qualche difetto, come notevoli sensazioni di deja-vu e di autoplagio (“
Return from Battle” in più punti ricorda molto da vicino la “
Lady Scolopendra” versione Etrusgrave), un booklet completo ma poco leggibile ed una produzione molto buona dal punto di vista strumentale ma che pone la voce di
Tiziano Sbaragli in posizione troppo frontale che a volte risulta un po’ troppo forzata ed in risalto (“
Subulones” ne è l’esempio più eclatante), fa sì che il risultato finale non sia all’altezza di “Masters of Fate” ma in ogni caso “Tophet”, ne siamo certi, girerà nel nostro lettore con la stessa frequenza e longevità, anche poiché probabilmente la qualità media globale dei brani ne è addirittura superiore.
La già citata “
Subulones” ascolto dopo ascolto diventa sempre più trascinante e gode probabilmente di uno dei migliori assoli mai suonati da Fulberto, l’opener “
Angel of Darkness” è il brano di punta del disco ed incanta in ogni passaggio, la lunga intensa e variegata “
The Silent Death” vale la conclusiva “
Hastings”, supportata da un riffs assolutamente diabolico ed uno dei migliori pezzi mai incisi dagli Etrusgrave, così drammatico nel suo incedere da ricreare veramente l’atmosfera della famosa battaglia del 1066, così come “
Return from Battle” e la title track “
Tophet”, una colata di metallo su cui la voce di Tiziano ed i severi cori la fanno da padrone ed ancora deliziosa dal punto di vista solistico.
Alla luce dei 60 minuti di durata del disco, non c’è un brano più debole degli altri o sul quale venga qualche volta voglia di premere il tasto “skip”, cosa che a volte poteva accadere nel lavoro precedente: “Tophet” è un disco monumentale, senza cedimenti, senza perplessità.
Due righe a parte per “
Colossus of Argil”, musicalmente composta da Serena ed originariamente contenuta nel primo album omonimo dei Dark Quarterer, che come bonus track chiude l’album: parliamo di uno dei brani più emozionanti mai composti in Italia che musicalmente è praticamente identica alla versione che conoscevamo, al contrario di “Lady Scolopendra” che differiva notevolmente dalla versione contenuta in “
War Tears”, mentre a livello vocale, e non ce ne voglia il buon Tiziano, la prestazione di
Gianni Nepi è decisamente superiore, ma questo non toglie il fatto che godiamo e non poco di questa nuova versione e che, più in generale, siamo assolutamente entusiasti dell’esistenza e della carriera degli
Etrusgrave, orgoglio toscano ed italico che dovremmo seguire e supportare sempre di più.