Copertina 7

Info

Anno di uscita:2022
Durata:41 min.

Tracklist

  1. DE STUWWAL
  2. DE VLIEGDEN
  3. ROODWILD
  4. DE MARKE
  5. VELUWS IJZER
  6. SAGENRIJK
  7. DE GEVALLEN VELUWENAAR

Line up

  • Mark Bertszoon: vocals, guitars
  • Nathanael Taekema: drums
  • Jasper Strik: keyboards, vocals
  • Thijs Kwint: bass

Voto medio utenti

Dopo due album pubblicati per Trollmusic nel 2014 e nel 2017 (di cui il primo "Habitat" peraltro già recensito qui su Metal.it) gli olandesi Alvenrad pur perdendo il contratto tornano a fine 2022 con una rinnovata e raddoppiata formazione - oltre agli storici fondatori Jasper Strik e Mark Kwint - per questo nuovo "Veluws ijzer" (Veluwian Iron), come sempre all'insegna del folk epic metal più battagliero e nobile.

Borknagar, Vintersorg, Falkenbach, Enslaved, Empyrium, Ancient Rites & Heidevolk

Queste le band citate dalla biografia tanto per farvi inquadrare il genere e direi che i ragazzi sono stati assai precisi nella descrizione: ci potrei aggiungere qualcosa dei Menhir per l'uso della letteratura, per l'amore della propria terra, per la celebrazione della loro cultura ed ovviamente per l'utilizzo di strumenti popolari come flauti, trombe, violini e quant'altro che accompagnano la fiera musica degli Alvenrad, ma questo basta ed avanza per capire la proposta dei nostri che peraltro è più che valida.

Atto a celebrare la bellezza e la storia della foresta del Veluwe e cantato come sempre in lingua madre, "Veluws ijzer" è un buonissimo album che merita ripetuti ascolti, seppur piuttosto immediato sin dal primo approccio: assai bilanciato tra voci pulite (e stentoree del bravo e barbuto Kwint) ed il classico scream vicino al black metal, black metal che può essere rintracciato nella variegata proposta dei nostri, assai "progressiva" nel senso lato del termine e che abbraccia molti stili, perfettamente fusi tra di loro al servizio del messaggio che vogliono trasmettere, sin dalla bella copertina tratta da un'opera di Gust van de Wall Perné, che peraltro come gli stessi Alvenrad ha dedicato un'intera esistenza alla celebrazione della mitologia nordica e veluviana.

Atmosfere settantiane, orchestrazioni, sfuriate black metal, inni eterei, tutto questo in poco più di 40 minuti davvero convincenti che trovano una summa perfetta nel brano "Roodwild", di cui peraltro è stato tratto un ottimo videoclip.



Un bel disco, adulto e maturo ed ottimamente suonato (produzione semplicemente perfetta), magari non epocale o il più rappresentativo del genere ma senza dubbio particolare, non foss'altro per l'uso dell'olandese sorprendentemente assai convicente, e di indubbia soddisfazione.

Per gli amanti delle band sopracitate un ascolto è quantomeno obbligatorio.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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