I
Tuam Nescis sono una creatura musicalmente ibrida concepita dal bassista
Danyel Burton.
Di recente formazione [la nascita della combo risale al vicinissimo 2009], ci presentano un invitante miscuglio di sapori, che arricchiscono il preparato musicale di numerose ed interessanti sfaccettature. Musicalmente, infatti, nella band si possono riscontrare influenze
gothic/doom, per l'approccio estetico ed alcune ambientazioni sonore, date anche dalla presenza di tastiere a mo' di organo, e rimarcate influenze
death metal.
Il death metal suonato dai palermitani, però, è un death metal atipico, aggressivo senza dubbio, ma allo stesso tempo
ansiogeno ed
inquietante.
L'
algophobia, da cui prende il titolo lo stesso album, è una delle fobie più potenti che esistano, perchè incarna la paura della paura stessa.
E' come un serpente che si morde la coda e che non lascia spiraglio di quiete, condannando chi soffre di tale sindrome ad un'esistenza necessariamente piena di angoscia e tensione.
Queste stesse sensazioni vengono fedelmente riproposte in chiave sonora, attraverso l'articolazione del demo in quattro pezzi, di cui un intro, ciascuno dei quali riguardante stati d'animo, come l'ansia e la paura, o condizioni fisiche e psicologiche estreme come il calvario, allegoria di una situazione di profondo stress e sofferenza metale e corporale.
La pesantezza che si respira durante l'ascolto dei pezzi è quasi asfissiante.
Ed il tutto è ulteriormente amplificato dalla presenza di cori, come quelli che troviamo nel sottofondo di "
Transplants", che conferiscono all'atmosfera un tono più gotico e solenne.
Questa solennità è resa anche dalla presenza dell'organo, come già accennato in precedenza, strumento che riveste un ruolo fondamentale all'interno delle liturgie e nella musica sacra e che in questa sede ci accompagna attraverso quella che potremmo definire un'autentica liturgia della paura e, più in generale, del dolore.
Spettrali nell'attitudine e nelle tematiche affrontate, i
Tuam Nescis non perdono, tuttavìa, quella durezza e cavernosità tipica delle band death metal, inasprendo le parti apparentemente più edulcorate con l'uso di riff decisi e prepotenti e con un tipo di cantato roco e profondo.
Il mini cd si apre con un intro e si chiude con un pezzo strumentale, "
Calvario", che a mo' di outro ci trasporta verso la fine, mantenendo un ritmo cadenzato e quasi simile a quello di una processione.
Una prova davvero degna di nota da parte dei
Tuam Nescis.
Non mi resta che augurarmi di ri-incrociarli ben presto; e, nel frattempo, vi lascio con quella che è la citazione posta in incipit all'ep.
«
Non permettere la putrefazione dei tuoi organi,
non permettere che il tuo corpo marcisca invanamente,
dona luce alle speranze buie,
dona gloria alle sconfitte,
dona vita in fin di vita»
[Danyel Burton]
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?