Oggi sono doppiamente soddisfatto.
Ho appena ascoltato per l’ennesima volta il lavoro straordinario di una delle band più attrezzate per puntare dritta ai vertici dell’hard melodico e per una volta non sono “costretto” a descrivere i connotati di maturi e scaltri professionisti del settore, provetti nell’adozione di tutti gli
stratagemmi necessari a onorare quello che è stato il rock “radiofonico” per eccellenza.
Trattare di una band “giovane”, audace nel contendere i riflettori a così tanti veterani (molti dei quali di grande valore anche nel momento del “ritorno” alla vita artistica), talmente abile da mettere in seria discussione il diritto di prelazione di tali celebrità, è un fatto obiettivamente abbastanza raro e se poi aggiungiamo la percezione netta di accogliere una risorsa importante nella
tutela e nella
continuità di un suono che molti considerano (erroneamente) vetusto e superato, sono abbastanza evidenti i motivi di tanto compiacimento.
I radiosi protagonisti della vicenda si chiamano
Miss Behaviour e pur avendo già all’attivo un full-length (“Heart of the midwinter” del 2006), possono essere considerati una sorta di autentica “novità”, anche in virtù di sostanziose e “strategiche” variazioni nella line-up, la quale vede, per questo secondo “Last woman standing”, i membri fondatori Erik Heikne e Henrik Sproge affiancati da Sebastian Roos e Anders Berlin, provenienti dai promettenti Shineth.
Tutta gente cresciuta con il gusto innato per la melodia e per il vigore espressivo che evidentemente si respira nelle Terre della Scandinavia, una delle poche lande geografiche in grado storicamente di porre un credibile baluardo allo strapotere nordamericano in fatto di
chic rock.
Difficile non individuare immediatamente i plausibili maestri dei Miss Behaviour: Europe, TNT, Treat, Stage Dolls, Fate, Skagarack, … rappresentano senza dubbio il prezioso punto di partenza, ma dall’opener del Cd al suo epilogo è impossibile non rendersi conto che, pur percorrendo una strada piuttosto “familiare”, i nostri confezionano un prodotto rischiarato da un sonwriting assai suggestivo, pregno di spessore melodico e di una “giusta” dose di nerbo, lontano mille miglia dallo sterile riciclaggio di una formula consolidata.
Il tocco pomposo delle tastiere (a volte sembra
quasi di ascoltare i Drive She Said!), un vocalist magari non esattamente “mostruoso” eppure così convincente nel creare sempre l’atmosfera più adeguata, quelle chitarre sensibili e garbatamente risolute in grado di offrire nitore ed espansione alla musica e una freschezza armonica leggiadra e dilagante vi condurranno nel mondo fatato di “1988”, “Cynthia”, “Give her a sign”, "Average hero”, nell’epica ambientazione di “Perfect war” (2nd solo courtesy of
Herr Roland Grapow), nel misurato contagio
anthemico di "Taking hostage” o ancora nella soffice e setosa "Till we meet again”, per approdare all’attrazione fatale esercitata da "Living the dream” e dalla superba title-track (da applauso il duetto vocale con Kajsa Berg, in un brano magniloquente e appassionante), che catturano mente e sensi senza poter opporre la benché minima forma di resistenza.
Dopo tutti questi elogi, una
minuscola osservazione critica, che forse potrebbe avversare i Miss Behaviour nell’impresa di eguagliare appieno i risultati ottenuti dai vari H.e.a.t, Work Of Art, Eclipse e W.E.T. … la necessità di apportare al quadro complessivo un pizzico supplementare di
carisma, mentre per dischiudere in modo definitivo i grevi cancelli dell’
Olimpo del genere sarà necessario verosimilmente un ulteriore piccolo sforzo di
creatività … ma come diceva uno che se ne intendeva … “
time is on my side” … e lo stesso potrebbero tranquillamente affermare i quattro favolosi svedesi.
P.S. da segnalare una
front-cover in cui, oltre alla
pericolosa fanciulla, appaiono dettagli in pieno clima di
memorabilia ottantiana (Magnum P.I., Miami Vice, il videodisc …), con tanto di manifesto pubblicitario della gloriosa (se non erro)
Alfa Romeo GTV6, una chicca riservata a tutti i fans della storia dell’auto italiana e della leggendaria casa del
Biscione.