Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:42 min.
Etichetta:RMB Records

Tracklist

  1. AFTER MIDNIGHT
  2. AIN’T NOBODY
  3. THE STUNT
  4. THE WAY OUT
  5. THE ENEMY
  6. NOTHING'S GONNA STOP ME
  7. TITTY TWISTER
  8. WILD DUSK
  9. WHAT A NIGHT

Line up

  • Michael Bormann: vocals
  • Stefano Martolini: guitars
  • Giorgio Calabrese: guitars
  • Piero Ventimiglio: guitars
  • Andrea Cicero: bass
  • Francesco Missale: drums

Voto medio utenti

Mi sa tanto che i Grindhouse ed io abbiamo parecchie cose in comune.
Ci piacciono i film exploitation, i registi che hanno saputo rivitalizzare e riportare in auge il genere, l’hard n’ heavy melodico e anthemico e le voci intense e aitanti.
Con una denominazione come quella selezionata (verosimile omaggio ai B-movie anni '70 così amati da Quentin Tarantino e Robert Rodriguez … e per ulteriori indizi guardate pure il video di “Nothing's gonna stop me” …) e la presenza di un certo Michael Bormann alla gestione microfonica, l’ascolto di “Chapter one” si presentava, dunque, come la convalida di presupposti molto intriganti e condivisi, purtroppo parzialmente disattesi alla prova dei fatti.
Nulla di particolarmente “grave”, sia chiaro … il disco è complessivamente gradevole, suonato con energia e perizia, e Bormann è sempre un asso della fonazione modulata, ma alcune piccole carenze in fase compositiva e una certa mancanza di compattezza finiscono per rendere la prestazione meno incisiva di quanto avrebbe potuto essere, tenuto conto delle qualità tecniche degli interpreti e anche di una certa (embrionale) personalità dei musicisti nell’affrontare la materia.
Nella situazione discografica attuale, piuttosto florida nell’ambito operativo dei nostri, per accendere gli entusiasmi degli appassionati è necessario un maggiore coefficiente di penetrazione emotiva, così come essenziale appare la mediazione di linee melodiche veramente catalizzanti, e per arrivare a tale risultato ai Grindhouse manca ancora un pizzico di messa a fuoco espressiva ed esperienza.
Ciò detto, non rimane che rilevare il discreto livello medio di un programma che con “After midnight”, “The stunt”, “The enemy”, "What a night” e con la granitica “The way out” dimostra che la band ha comunque imboccato la strada “giusta” per il conseguimento del gratificante e ambizioso obiettivo.
Aggiungiamo, infine, una valida trascrizione di un hit di Rufus & Chaka Khan denominato “Ain’t nobody” e otteniamo un debutto piuttosto interessante, per una formazione che dopo aver dimostrato uno spiccato “buongusto” nella scelta e nella decodifica delle fonti ispirative, è chiamato in futuro a consolidare le sue qualità in una dimensione artistica più consistente e coinvolgente.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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