Attivi dal 1995, i
Deadpeach sono un trio di Rimini già autore di alcuni Ep, brani per compilation e soprattutto un album d’esordio uscito quattro anni fa circa (“Psycle”). Adesso i romagnoli pubblicano il loro secondo lavoro, confermando l’orientamento verso una sorta di psyco-stoner dove la componente acida è fortemente sottolineata.
La band ama infatti coniugare il rispetto della forma canzone tradizionale con la tendenza a muoversi su coordinate più impulsive e dilatate. Così il nuovo lavoro alterna fuzz-rock d’impatto diretto nella scia dei Fu Manchu (“Cameriere”, “Nel bosco”) ad episodi altrettanto potenti ma più ricchi di vibrazioni “space” (“Universo 7, L’ora”), dove il trio può lasciar fluire le proprie impetuose cavalcate strumentali.
I Deadpeach non ci fanno mancare neppure i momenti segnatamente “trippy”, in particolare nella lunga “Il mattino”, che alla prima metà onirica fa seguire un cameo seventies compreso di flauto letteralmente estirpato ai primi Jethro Tull, ed anche nel mantra orientaleggiante “Bombay” che chiude il disco, forse in modo anche troppo diluito, tra sitar, fumi d’incenso ed invocazioni alla trimurti indù.
Resta l’aspetto vocale. Com’è palese dai titoli delle canzoni, il gruppo ha abbandonato i testi in inglese del passato, per quelli in lingua nostrana. Decisione saggia o meno? Di positivo c’è il contatto più immediato con il pubblico locale, oltre al fatto che l’italiano è pur sempre l’idioma del bel canto. Non del rock, però, che per molti, specie della vecchia guardia come il sottoscritto, rimane purtroppo psicologicamente legato alla lingua inglese. In compenso, gli appassionati più giovani subiscono meno tali condizionamenti, ed in effetti pur non sembrando particolarmente ispirate, le vocals sono una parte tutto sommato non determinante di questa proposta.
Dunque si tratta di un album adatto ai fans di Nebula, Fu Manchu, Atomic Bitchwax, primi Monster Magnet, forte di buone soluzioni e sufficiente freschezza, da parte di una formazione di tutto rispetto. Speriamo soltanto che i romagnoli non ci facciano attendere altri quattro anni per il nuovo materiale.
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