Gli appassionati di psichedelia contemporanea avranno avuto un sussulto leggendo il nome dei
Sun Dial. La formazione Britannica capitanata da Gary Ramon è infatti oggetto di culto underground fin dai tempi del debutto “Other way out” (1991) e la sua lunga assenza discografica, che se si esclude alcuni episodi isolati durava dall’ultimo full-lenght “Acid Yantra” datato 1995, aveva alimentato forti dubbi sulle reali intenzioni del chitarrista di proseguire nell’impegno, vista anche la sua profiqua ed intensa attività di produttore.
Invece quest’anno Ramon ha costituito una nuova ottima line-up, che comprende tra gli altri il bravo chitarrista Laurence O’Toole, leader degli emergenti Hypnosis, Peter Dunton dei progsters Inglesi T2 e la graziosa violinista/tastierista Joolie Woods dei Current 93.
Ed ora esce “Zen for sale”, destinato a diventare un altro gioiellino nelle mani dei fans di psych-rock.
Anche i Sun Dial vengono spesso assimilati nel panorama stoner, genere che ormai funge da magazzino per qualsiasi formazione rock non convenzionale, ma i punti di contatto con quel settore sono davvero minimi e labili. Tutt’al più vedo qualche analogia di concetto con i gruppi di confine tipo Dead Meadow o gli On Trial di “New day rising”, siccome la psichedelia del presente album è quella ben poco heavy, flessuosa e fantasiosa che si ispira ai lavori della fine degli anni ’60 e certo non a quella più dura ed acida del decennio successivo, punto di riferimento costante delle nuove leve stoner-psych.
Il disco ha come base un trasparente feeling elettroacustico, atmosfere che piacciono per la loro leggerezza onirica, canzoni dai lineamenti delicati che rinunciano a spigoli ed asperità per un profilo liquido nutrito da un raffinato tepore pop-melodico sessantiano.
Stile e classe molto elevata per i due brani posti al principio ed alla fine del lavoro, entrambi impreziositi da morbide pennellate di steel guitar, intagli di organo e violino e melodie di gusto sopraffino.
Vibrazioni Floydiane (..era Ummagumma..) si propagano all’interno di “Open your eyes”, costruita intorno ad un bel basso corposo, e l’emissione avvolge anche l’acustica “Tumbling down” resa dolcissima da un sapiente e romantico tocco di violino. Ancora l’archetto della Woods protagonista del lento trip “Supernatural man” in simbiosi con gli assoli liquidi di Ramon, per un brano che mette in buona luce un interessante lato psycho-prog degli Inglesi.
Più vicini agli attuali gusti space-rock sono il breve strumentale “Acid test” e l’ipnotica “Believe in the spaceman”, giocata sull’ottimo duetto questa volta molto “seventies” tra l’organo e la lead stellare, canzone che sottolinea la bravura dei Sun Dial nel creare incantesimi psichedelici senza dover ricorrere necessariamente a tonnellate di distorsioni o pesanti effetti speciali. Il segno fine ed intelligente di questo gruppo serva d’esempio a tutti.
Diventa chiaro che la lunga inattività non ha annacquato le polveri di Ramon, che mette a segno l’ennesimo centro. Soltanto un paio di episodi, forse per eccesso d’entusiasmo, non sono perfettamente a fuoco. “Out of space out of time” mostra un po’ di fragilità nella sua spensieratezza, mentre la scioglievolezza rilassante di “Blue sugar” pur se incantevole è forse troppo diluita. Minuscoli nei che non possono frenare il desiderio di aggiungere “Zen for sale” alla propria collezione.
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