Copertina 9

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2011
Durata:59 min.
Etichetta:Kscope

Tracklist

  1. MASS FOR ATROPOS I
  2. DEFENSE MECHANISM
  3. I WAS NEVER HERE
  4. SNAIL
  5. RIVER
  6. MASS FOR ATROPOS II
  7. MISSA ATROPOS
  8. SHE´S AWAKE
  9. VERA
  10. WILL TO LIVE
  11. MASS FOR ATROPOS III
  12. SPLENDID ISOLATION
  13. AN AUDIENCE

Line up

  • Jan-Henrik Ohme: vocals
  • Jon-Arne Vilbo: guitars
  • Thomas Andersen: keyboards
  • Mikael Krømer: violin, mandolin
  • Kristian Torp: bass guitar
  • Lars Erik Asp: drums

Voto medio utenti

Sulla carta, il neofita che volesse avvicinarsi alla band potrebbe trovarsi davanti a diversi ostacoli. Innanzitutto, diciamolo, un monicker leggermente infelice! A seguire, una ricca discografia sostanzialmente ignorata da etichette e stampa mainstream, ed infine una stringa di generi volti a descrivere il loro stile che confonde e forse spaventa un po'. Si parla infatti di "classical post ambient nocturnal atmospheric neo progressive folk world rock".
Ok, respirate e lasciate perdere tutto, compresi gli illustri paragoni che leggerete accanto al nome della band (per dovere di cronaca: Pink Floyd, Marillion, Radiohead, Porcupine Tree...).

Missa Atropos è molto semplicemente un disco bellissimo (diamo comunque per scontato che le sonorità sopra citate siano di vostro gradimento!), intenso, sognante, malinconico, luminoso, che rasenta il sublime, in certi passaggi. I nostri norvegesi (l'avreste mai detto?!) non si inventano nulla, come lasciano intuire i riferimenti di cui sopra, ma hanno dalla loro una rara eleganza compositiva che, durante i sessanta minuti di questo concept album, riesce a rapire l'ascoltatore portandolo in uno scenario onirico ed introspettivo, guidato da una misteriosa figura solitaria e misantropica che narra il suo percorso emotivo interiore, lirica dopo lirica.
L'album è idealmente dedicato dal suo protagonista ad una delle Moire, le tre figure della mitologia greca che intessevano i fili del destino dell'uomo, Atropos appunto; una messa per colei che decideva quando recidere il filo dell'inevitabile, ovvero decretare la morte.

Insomma, un'opera epica nel vero senso della parola, che però non risulta contorta o pesante, ed è anche impreziosita da una suggestiva veste grafica, ricca di immagini disegnate che illustrano i vari brani. Il tutto racchiuso in un bel digibook.
Questa volta i Gazpacho escono per un'etichetta, la Kscope (già ben nota per il suo roster in ambito post progressive), in grado di distribuirli su scala mondiale e che saprà valorizzarli come meritano.
Finalmente!
Recensione a cura di Stefania Renzetti
Sonnolenza

Preso sotto consiglio de mio pusher di cd di fiducia nella visita settimanale, in quanto facenti parte della cricca di Steven Wilson. Due palle, sto disco....più mosci dei coldplay che ascoltano i La Crus.

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