Giunti al quarto album, i brasiliani
Mindflow hanno preferito allontanarsi dalla propria anima prog per abbracciare un sound molto più vicino a un moderno melodic metal, che tiene desta l’attenzione dell’ascoltatore ma non aggiunge assolutamente nulla a un genere a dir poco inflazionato.
Dopo un paio di ascolti l’interesse cresce, ma sfuma clamorosamente qualche giorno dopo a causa della pressoché totale mancanza di novità e freschezza. Intendiamoci: i Mindflow sanno suonare e sanno anche scrivere, su questo non c’è dubbio e basta andarsi a sentire una qualsiasi delle canzoni di
With Bare Hands per capirlo, se non fossero bastati i tre dischi precedenti a dimostrarlo. Il problema è che pur risultando estremamente convincenti a livello tecnico, non riescono mai a dare quel qualcosa in più in grado di portare i brani al di sopra di una piena sufficienza. Giusto per fare un esempio, il recente lavoro degli Eden’s Curse, parecchio simile a questo per attitudine e contenuti, pur perseguendo sostanzialmente gli stessi obiettivi e rivolgendosi allo stesso pubblico, era caratterizzato da emozioni e colori che qui mancano quasi completamente. Prova ne è il fatto che, in tutto il disco, gli episodi migliori risultano proprio quelli più classicamente metal, che ignorano cioè tutto ciò che una band nata dal prog può aggiungere a questo genere.
Non è un brutto disco e sicuramente non sarebbero soldi sprecati, ma probabilmente non se ne sente tutta questa necessità. Vedete voi, a mio parere si poteva fare molto meglio di così e spero che il futuro, se questo sarà il sentiero intrapreso dalla band, ci riservi album più significativi.
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