Copertina 6

Info

Anno di uscita:2003
Durata:25 min.
Etichetta:Leafhound
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. COSMIC HIGHWAY
  2. BLACK SUNSHINE
  3. ASTROQUEEN
  4. SONIC FLOWER
  5. INDIAN SUMMER
  6. GOING DOWN

Line up

  • Koshi: guitar
  • Arisa: guitar
  • Tatsu: bass
  • Keisuke: drums

Voto medio utenti

I Giapponesi sono formidabili clonatori. Non chiedete loro di inventare qualcosa di nuovo, ma se si tratta di rifare cose già esistenti non hanno rivali. Ed il più delle volte copiano così bene da migliorare gli originali stessi.
Figuriamoci quando si tratta di musica, dove c’è gente che ha costruito intere carriere riciclando i soliti quattro riffs, magari creati da altri.

I Sonic Flower sono un side-project di Tatsu Mikami e Takenori Hishi, membri degli allucinati doomsters Church of Misery, per intenderci quelli che dedicano ogni loro brano ad un famigerato serial killer.
Nel 2002 la coppia ha dato vita a questa formazione reclutando il drummer Fukawa ed il funambolico lead-guitarist Arisa, un manico niente male. Questa volta non si è trattato di emulare gli Sleep o gli Electric Wizard bensì i grandi schieramenti psych-rockblues dei primi anni ’70, ed in particolare il loro spirito musicale libero da schemi nel culto della totale improvvisazione jammistica. Come detto, quando i Figli del Sol Levante decidono di imitare qualcosa lo fanno alla grande, per cui quest’album è una stordente orgia di escapismo heavy blues, un tornado di riffs poderosi ed assoli acidi e psicotici ad opera del guitar-hero Arisa.
Per trovare una analogia contemporanea, direi un incrocio tra il virtuosismo degli Atomic Bitchwax ed il feeling settantiano degli Eternal Elysium (il giro portante di “Indian summer” è identico ad un passaggio di “Share”..), guardacaso conterranei dei quattro Sonic Flower.
Purtroppo si tratta di un lavoro con molti limiti. Prima di tutto la sua concezione interamente strumentale, cosa che alla lunga non paga come visto nei casi Karma to Burn ed in parte Mystic Crewe of Clearlight. Poi l’eccessiva brevità del prodotto, praticamente un Ep. Infine si tratta solo di un esercizio di bella calligrafia, anche eccitante in certi momenti ma privo di qualsiasi contributo personale che non sia l’abilità tecnica dei musicisti.
Comunque, se volete una copia ben fatta delle atmosfere dei Cactus o dei Grand Funk con un pizzico di vecchi Monster Magnet, non c’è disco migliore di questo. Ma l’utilità della cosa lascia molto a desiderare.

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