Inizialmente pensavo a uno scherzo, a un nuovo disco dei Blind Guardian sotto un altro nome, una raccolta di b-side o qualcosa del genere. Il motivo? Beh, bastano davvero pochi ascolti per rendersi conto di trovarsi di fronte a qualcosa di veramente simile ai dischi più gloriosi della band tedesca in termini di songwriting, riff e soprattutto di parti vocali, identiche in tutto e per tutto, a partire dalla timbrica.
Insomma, la ricetta è chiara: soluzioni ritmiche intricate e pesanti accanto a melodie incredibilmente accattivanti, oltre a un gusto speciale e rivisto in chiave moderna per le sonorità medioevali. Originalità zero, ma potenza allo stato puro, sprigionata da ogni singola nota dell’album, suonato alla grandissima e prodotto davvero bene. Funziona praticamente tutto dentro In Our Hands, che sarebbe un disco da 9 pieno, se non fosse che di dischi assolutamente identici ne sono già stati scritti anni e anni fa. Intendiamoci, però: arrivare a scrivere canzoni del genere non è affatto facile e i
Solar Fragment ci riescono maledettamente bene. D’altra parte, la storia recente ci ha insegnato che copiando i maestri si può fare davvero tanta strada e l’esempio degli Airbourne è sotto gli occhi di tutti.
Se vi piacciono i Blind Guardian, è un acquisto che non può deludere, ma se cercate le novità statene ben lontani. Per quanto mi riguarda, si è meritato più di un passaggio nello stereo e credo che ne farà ancora parecchi nelle prossime settimane. Band come queste sono forse la dimostrazione che non c’è più nulla da inventare. Se sia vero o meno, sinceramente, ancora non l’ho capito. Certo però che, quando si ascoltano certe cose, il cuore si riempie sempre di gioia metallica.
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