La carriera degli
Amon Amarth è una di quelle da fare invidia, non hanno mai smesso di crescere artisticamente e commercialmente, con costanza e dedizione si sono creati un immaginario che ha lasciato un segno tangibile nell'immaginario dei metallari degli ultimi quindici anni, e tutto questo è dovuto sicuramente al Death Metal in salsa epica/vichinga che fieramente portano avanti con forza e decisione.
Surtur Rising giunge puntuale a consolidare un periodo di grazia creativa e ovviamente lo fa riassumendo tutte quelle che sono le coordinate stilistiche della band. Al suo interno è possibile trovare tutti gli elementi fondamentali: l'irruenza, le atmosfere belliche, la vena epica che si traduce in ritornelli e melodie imponenti, per non parlare di una produzione pulita ma che non disdegna affatto un certo gusto rozzo e sporco. Il riffing è abbastanza ispirato e in canzoni come War Of The Gods, Destroyer Of The Universe, The Last Stand Of Frej e aggiungo Slaves Of Fear, brani che si fanno valere per la loro carica di aggressività. E' come andare incontro a un esercito in procinto di caricare, soltanto che al posto di armi e inni di incitamento ci si scontra inesorabilmente con un Death Metal granitico e al tempo stesso melodico. Se gli Amon Amarth sono arrivati al 2011 senza apportare chissà quale innovazione alla loro musica vuol dire che non sono affatto stupidi, hanno intuito che la loro fascia di mercato è immune al non cambiare formula, sanno come accontentare i fans e contemporaneamente i loro ammiratori sanno cosa aspettarsi prima ancora di recarsi in un negozio di musica, un po' come succede per i Motorhead e gli AC/DC. Nessuno li critica per la loro immobilità, semplicemente perchè siamo tutti coscienti del fatto che difficilmente sbagliano un colpo. Questo lo dico perchè in Surtur Rising è presente molto mestiere, ma senza biasimarli, giunti al 2011 hanno detto tutto quello che c'era da dire, però vanno avanti pubblicando dischi che non scriveranno più la storia del Death Metal, ma la mantengono viva.