Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2011
Durata:48 min.
Etichetta:Metal Blade Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. WAR OF THE GODS
  2. TOCK'S TAUNT - LOKE'S TREACHERYY PART II
  3. DESTROYER OF THE UNIVERSE
  4. SLAVES OF FEAR
  5. LIVE WITHOUT REGRETS
  6. THE LAST STAND OF FREJ
  7. FOR VICTORY OR DEATH
  8. WRATH OF THE NORSEMAN
  9. A BEAST I AM
  10. DOOM OVER DEAD MAN

Line up

  • Johan Hegg: vocals
  • Olavi Mikkonen: guitar
  • Johan Söderberg: guitar
  • Ted Lundström: bass
  • Fredrik Andersson: drums

Voto medio utenti

La carriera degli Amon Amarth è una di quelle da fare invidia, non hanno mai smesso di crescere artisticamente e commercialmente, con costanza e dedizione si sono creati un immaginario che ha lasciato un segno tangibile nell'immaginario dei metallari degli ultimi quindici anni, e tutto questo è dovuto sicuramente al Death Metal in salsa epica/vichinga che fieramente portano avanti con forza e decisione. Surtur Rising giunge puntuale a consolidare un periodo di grazia creativa e ovviamente lo fa riassumendo tutte quelle che sono le coordinate stilistiche della band. Al suo interno è possibile trovare tutti gli elementi fondamentali: l'irruenza, le atmosfere belliche, la vena epica che si traduce in ritornelli e melodie imponenti, per non parlare di una produzione pulita ma che non disdegna affatto un certo gusto rozzo e sporco. Il riffing è abbastanza ispirato e in canzoni come War Of The Gods, Destroyer Of The Universe, The Last Stand Of Frej e aggiungo Slaves Of Fear, brani che si fanno valere per la loro carica di aggressività. E' come andare incontro a un esercito in procinto di caricare, soltanto che al posto di armi e inni di incitamento ci si scontra inesorabilmente con un Death Metal granitico e al tempo stesso melodico. Se gli Amon Amarth sono arrivati al 2011 senza apportare chissà quale innovazione alla loro musica vuol dire che non sono affatto stupidi, hanno intuito che la loro fascia di mercato è immune al non cambiare formula, sanno come accontentare i fans e contemporaneamente i loro ammiratori sanno cosa aspettarsi prima ancora di recarsi in un negozio di musica, un po' come succede per i Motorhead e gli AC/DC. Nessuno li critica per la loro immobilità, semplicemente perchè siamo tutti coscienti del fatto che difficilmente sbagliano un colpo. Questo lo dico perchè in Surtur Rising è presente molto mestiere, ma senza biasimarli, giunti al 2011 hanno detto tutto quello che c'era da dire, però vanno avanti pubblicando dischi che non scriveranno più la storia del Death Metal, ma la mantengono viva.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti
Non hanno bisogno di difensori...però sono eccessive alcune critiche

il solo Destroyer of the Universe vale l'acquisto dell'album per la sua potenza e il suo death metal svedese vecchio stampo (chi ha detto Unleashed? ^_^). Ha pezzi che sono tra le migliori produzioni recenti del genere, che fanno di “Surtur Rising” una sintesi tra l‘aggressività delle prime uscite (le migliori della discografia) e i passaggi massicci e più melodici della produzioni più recenti. 8/10

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 27 mar 2011 alle 16:22

chi parla di 'immobilità artistica' evidentemente non conosce la loro carriera. ascoltate DESTROYER OF THE UNIVERSE e vi renderete conto di cosa sia il death metal svedese... 8/10

Inserito il 24 mar 2011 alle 02:19

Hanno accentuato a dismisura le parti melodiche creando spesso canzoni banali, scontate, povere. Senza il vocione di Hegg 2/3 del disco potrebbe essere uno scialbo album power, per non parlare degli aberranti inserti sinfonici... Si salvano un paio di traccie, forse tre ma è un colpo basso per uno come me che li ha sempre adorati. Dopo sette album a grandi livelli un calo ci può stare, però non si parla solo di mancanza di ispirazione ma di nuove soluzioni assolutamente non convincenti. Sono molto deluso, ciò nonostante il disco merita la sufficienza. 6/10

Inserito il 23 mar 2011 alle 23:57

Dopo i primi tre pantastici opus ("Sorrow...", "once Sent..." e "The Avenger") gli AA sono stai in costante discesa, sfornando album sì carini (vedi "Versus..") ma privi di quel phatos, di quella passionalità e spontaneità che rendeva davvero vivi i loro lavori. Qust'ultimo disco non fa altro che confermare, a mio avviso, questa triste parabola negativa

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