I romeni
Negura Bunget sono come lava vulcanica, nel momento in cui viene eruttata lentamente ricopre tutto, per dare nuove forme al terreno, per rimodellare con estrema efficacia i paesaggi, la natura stessa. E questa metafora dal carattere ambientale trova ragione di esistere in una band che sin dagli esordi ha tentato (riuscendoci) di dare una svolta al Black Metal propriamente detto, cercando di svecchiarlo senza andare a impattare sulle fondamenta più profonde del genere stesso, ma apportando comunque sia dei ritocchi che li hanno resi unici e inimitabili, una vera band di culto (e non intendo quei gruppi di sfigati che vendono 500 copie ma nei posti peggiori), che crea devozione e rispetto, un modello da reinterpretare e seguire.
Poarta De Dincolo è un ep, l'ennesimo, e si presenta al pubblico con quattro nuove canzoni dove l'equilibrio tra crudeltà e istinto passionale convivono arricchendosi di numerosi aspetti, su tutti una particolare e originale ricerca culturale che nei Negura Bunget li porta a riscoprire le origini più antiche della loro terra natia. Ascoltandoli è come essere trasportati sul campo di battaglia al fianco di Vlad Tepes III, un condottiero spietato ma giusto, come la loro musica: violenta e al tempo stesso ricca di epicità. Se non siete mai stati avvolti dalle loro tormente di neve non credo sia il caso di iniziare da qui, ma dai capisaldi della loro carriera come 'N Crugu Bradului e Om (ad ogni modo è impossibile escludere anche gli altri dischi). Un ritorno sulle scene che fa intuire lo stato di grazia di un gruppo che pare non voler smettere di progredire, in attesa del prossimo album.
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