Copertina 7

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2011
Durata:66 min.
Etichetta:Napalm Records

Tracklist

  1. MAGNISPHYRICON: TEMPERANCE
  2. BUBONIC WALTZ
  3. SOUL SYMMETRY
  4. SANCTUARY
  5. CASUS BELLI I: GUILT'S MIRROR
  6. MAGNISPHYRICON: ADJUSTMENT
  7. INTO THE VOID
  8. A NIGHTBIRD'S GOSPEL
  9. TALES OF GREED
  10. LILITH
  11. CASUS BELLI II: NECROLOGUE TO THE UNBORN
  12. MAGNISPHYRICON: THE AEON
  13. 1413
  14. YESTERYEARS

Line up

  • Henning Basse: Vocals
  • Oliver Palotai: Guitar, Keyboards
  • Jürgen Steinmetz: Bass
  • Daniel Schild: Drums
  • Pepe Pierez: Guitar
  • Simone Simons: Vocals on Sanctuary

Voto medio utenti

Il secondo album di Oliver Palotai e dei suoi Sons of Seasons potrebbe essere visto come una “prova del nove”, dopo il debutto, ammettiamolo, un po’ scialbo e poco originale. Stessa line-up, con Henning Basse (Metalium) a comandare le danze dal microfono, e stessa attitudine oscura e volutamente minacciosa del precedente “Gods of Vermin”. Questa volta, a differenza del debut, le canzoni sono percorse da una sorta di fill rouge, percepibile anche nella scansione dei 66 minuti di questo nuovo “Magnisphyricon”, i quali sono intervallati da intro, interludi, e piccoli capitoli con la precipua funzione di collegare le parti principali. Ma cosa troviamo, in questo secondo capitolo dei Sons of Seasons? Fondamentalmente, lo stesso power carico e muscoloso trovato in precedenza, solo che, stavolta, la cura per gli arrangiamenti di Oliver lo porta ad esplorare, in più di un’occasione, lidi più spostati sul versante prog, e non parlo solo di scansione ritmica, ma di interazione tra gli strumenti, o tra le varie parti di un brano; il tutto fatta salva la potenza sonora che contraddistingue la band.

I pezzi interessanti, dentro “Magnisphyricon”, non mancano di sicuro: dalla magniloquente “Bubonic Waltz”, che gode di un arrangiamento orchestrale epico, alla cattiva “Into the Void”, in cui Henning può esprimere tutta la sua potenza vocale; un momento particolare è di certo rappresentato da “Sanctuary”, song di per sé canonica nel suo incedere, ma impreziosita dalla – ovvia – presenza di Simone Simons, a duettare con Basse. Molte le songs presenti sul cd, e così, ci si può davvero sbizzarrire in una sarabanda sonora gustosa: bella la tiratissima “Tales of Greed”, belli i due momenti in cui è divisa “Casus Belli”, che è un po’ l’epitome di questo album.

Insomma, una release con dei pro e dei contro; da una parte, un cd concepito, suonato, arrangiato e prodotto davvero bene, di lunga durata, con canzoni variegate e dal sound sicuramente più personale che nel (recente) passato. Dall’altro, una band che ancora annaspa un po’ alla ricerca dell’identità personale, rilasciando un platter molto facilmente accostabile ad un buon numero di releases dell’ultimo periodo, in cui il power/symphonic bombastico è divenuto una delle mode del momento. Di certo, un lavoro degno di nota per Oliver Palotai, che lontano dai Kamelot sa esprimere una personalità ben marcata (ricordiamo che sono sue quasi tutte le musiche, e tutti i testi, nonché produzione, arrangiamento, cori e fidanzata brava e bona! Tutto suo! Invidia!)
Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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