Melodic Death Metal? Hard Rock? Mainstream Metal? Come lo vogliamo chiamare questo quinto album del combo svedese? Io onestamente odio le etichette e ogni volta fatico a trovare una definizione calzante, soprattutto se come in questo caso si intersecano svariati generi. Quindi per stavolta ho io un neologismo di zecca: Conspiracy Metal. Si, perchè questo album è una sorta di concept basato sulle teorie cospirazionistiche tanto care a David Icke e a Zecharia Sitchin, riguardanti i rettiliani, mutaforma provenienti dalla costellazione del Drago e infiltrati nei più alti piani delle strutture governative mondiali.
E nei testi degli
Scar Symmetry queste teorie trovano ampio spazio e ci stanno alla grande, considerando le argomentazioni tecnico-scientifiche che hanno sempre caratterizzato i loro album. Ma a parte questo, cosa ci riserva questo
“The Unseen Empire”? Sorprese. Tante sorprese, alcune belle, alcune meno, ma sicuramente nulla di stantìo. Gli Scar Symmetry si stanno evolvendo, nel bene o nel male, e questo ultimo disco ne è l'esempio lampante. Si parte fortissimo con
“The Anomaly”, a testimoniare la personalissima idea del sottoscritto che gli svedesi tendano a piazzare la canzone migliore ad inizio album (è stato così per
“The Illusionist” e per
“Morphogenesis” ad esempio). Diretta, potente, ma allo stesso tempo melodicissima, con un refrain che ti si piazza in testa dal primo ascolto per non uscirne più. Ed è proprio la coesistenza della melodia e della potenza sonora che gli Scar Symmetry cercano di mantenere per tutto l'arco dei 43 minuti, a volte riuscendoci perfettamente (
“Illuminoid Dream Sequence”, “The Draconian Arrival”), a volte privilegiando il lato più death del loro suono
(“Seers of the Eschaton”, “Astronomicon”), infine regalandoci canzoni al limite dell'hard rock, per spiccata prevalenza di melodia e cantato pulito (“Domination Agenda”
sembra uscita da un cd degli
Stone Sour). E in questa alternanza, bene si comportano i due vocalist della band, quei
Roberth Karlsson e
Lars Palmqvist che hanno dovuto sopperire alla partenza del bravissimo
Christian Alvestam. Personalmente trovo che soprattutto nelle clean vocals gli Scar Symmetry ci abbiano perso qualcosa, Christian era molto più versatile, ma nel complesso entrambi si destreggiano alla grande. Menzione particolare per la coppia d'asce
Kjellgren/Nilsson, che inanellano alla perfezione momenti di devastante potenza a soluzioni melodiche in grado di adattarsi perfettamente alla voce corrispondente.
In conclusione,
“The Unseen Empire” ci porta tante novità. Sono decisamente aumentate le parti melodiche (ditemi se l'inizio di
“The Extinction Mantra” non suona dannatamente
Kamelot), ma al contempo le parti death si sono estremizzate ancora di più, con la voce di Karlsson che gravita tra il growl e lo scream (
“Alpha and Omega” è un esempio lampante). Insomma, ce n'è per tutti e forse per nessuno, col rischio che questa modernizzazione del suono porti via qualche “aficionado” alla band. Ma se non si osa non si progredisce, quindi ben vengano questi “nuovi” Scar Symmetry!