Copertina 7

Info

Anno di uscita:2010
Durata:33 min.
Etichetta:Skeleton Ears, Hypertension

Tracklist

  1. THE LAW
  2. I'M NOT WHO YOU THINK WE ARE
  3. THE BEAST
  4. ANOTHER KIND OF BAD
  5. BOYS WAS IN THE DEATH ROOM
  6. OPIUM DEN IDIOT CHECK
  7. I'M THE PRINCESS, YOU'RE THE WOODS
  8. GOLD
  9. HELLO PEDESTRIAN
  10. A SALESMAN'S PEN

Line up

  • Piet Dierickx: drums, vocals
  • Wim Reygaert: guitars, vocals
  • David Dumont: guitars

Voto medio utenti

“We first had a physics discussion group, and then it turned into a band. Don't know why.”.
Cosa possiamo aspettarci da un gruppo che sul proprio Facebook si presenta così? Follia. Follia pure, che trasposta in ambito musicale vuol dire soluzioni ampiamente innovative, anche se ovviamente non di semplice ricezione da parte dell'ascoltatore medio. Innovative si, ma che pescano le proprie radici nello shoegaze ottantiano, aggiungendo una buona dose di metal suonato benissimo e con grande capacità tecnica.

E si, ho proprio detto “shoegaze”. I 3 belgi definiscono infatti la loro musica come “skygaze”, una sorta di evoluzione dello shoegaze in cui si guarda, appunto, al cielo. Ma in parole povere cosa ci propongono? Per fare un esempio pratico, prendete i My Bloody Valentine, forse i massimi esponenti del movimento britannico, e aumentate i decibel fino ad incontrare i Queens of the Stone Age. “Master”, il primo full-lenght della band belga, parte fortissimo con “The Law”, una strumentale dove i 3 musicisti si dilettano in un prog che starebbe benissimo come intro di una canzone dei Dream Theater. Nelle canzoni successive poi le voci di Piet e Wim si manifestano, ad accompagnare la solita perizia tecnica, accogliendo man mano soluzioni classiche (violini ed archi in “Another kind of Bad” e “Boys was in the Deathroom”) e al limite della psichedelia (“Opium Den Idiot Check”, “I'm the Princess, you're the Woods”), fino alla conclusiva “A Salesman' Pen”, forse il brano più metalloso del lotto, soprattutto nell'interessante parte centrale.

In conclusione abbiamo un album variegato, magari di non facile comprensione e che a volte può suonare un po' confusionario, ma che presenta uno scontro di stili davvero interessante, in una sorta di battaglia pacifica tra il passato e il presente, con un occhio al futuro. Consigliato a chi vuole staccare un po' dal “solito” metal e ha voglia di una mezz'oretta di buona musica alternativa.
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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