Premessa: chissà perché quando leggo di una vocalist donna nella line-up di una band che si dedica al verbo del death/brutal la mia mente non corre mai verso la brava e nota Angela Gossow, bensì verso la terribile Rachel Van Mastrigt-Heyzer. Colei che ha affondato una delle mie band favorite, gli olandesi Sinister, cantando (eufemismo) in due dischi della band nei primi anni 2000.
Prevenuto? Forse. Ma è meglio andare con ordine.
Gli scozzesi
Cerebral Bore, al debutto sulla lunga distanza con questo “Maniacal Miscreation” tramite la seminale Earache, si inseriscono nell’affollato filone death/brutal con un lavoro che richiama un massiccio ascolto da parte dei Nostri di acts quali Suffocation, Dying Fetus, Devourment, primi Cryptopsy e, seppur in minor misura, i sempre presenti Cannibal Corpse.
Il songwriting è molto compatto e punta a ricreare l’immancabile senso di soffocamento durante l’ascolto, il merito non va completamente assegnato alla band ma a mio avviso va anche ripartito con il produttore Chris Fielding il quale ha fornito a “Maniacal Miscreation” una produzione intensa e “grassa”.
Le canzoni si susseguono l’una con l’altra senza attimi di pausa, il cantato della singer Simone Pluijmers non fa rimpiangere quello dei più nerboruti maschietti in circolazione sciorinando tutte le variazioni sul genere che ci si può aspettare in un album simile, mentre la chitarra di Paul McGuire si impegna a macinare riff su riff taglia ossa e sincopati.
Come spesso accade con questo tipo di ascolti, è difficile indicare un acme compositivo. Bisogna prendere l’album per la sua totalità e chiedersi se riesce a raggiungere gli obiettivi prefissati. A mio parere li raggiunge parzialmente perché “Maniacal Miscreation” difficilmente rimarrà vivo nella memoria degli ascoltatori a distanza di un mese.
Da rivedere al prossimo giro di danze.
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