La ricetta dei friulani
Headquakes è semplice e chiara: heavy metal classico con un pizzico di power/prog che qua e là fa capolino aggiungendo un po’ di pepe al tutto. I suoni sono compatti, efficaci e il disco è ben registrato, ben prodotto e degno di lode per l’attenzione nell’artwork, mentre tutta la band offre una prestazione assolutamente impeccabile.
Cosa manca dunque al combo italiano per ottenere un voto che superi il 6? Essenzialmente, quello che non funziona è la struttura delle canzoni, che anche dopo diversi ascolti rimangono eccessivamente “piatte”, non riuscendo ad entrare in testa e a colpire definitivamente l’ascoltatore. Peccato, perché gli ingredienti ci sono tutti, a partire da un riffing serrato e da una buona varietà di soluzioni ritmiche e stilistiche. Purtroppo però, dopo un’opener che fa davvero ben sperare, in tutto il resto del lavoro non si trova nulla sullo stesso livello.
Band interessante, senza ombra di dubbio, ma questo Fallout Diaries risulta veramente troppo anonimo per poter garantire ai ragazzi il definitivo salto di qualità. C’è ancora molto da lavorare sul songwriting e sulla ricerca di una personalità definita, ma tempo e potenzialità ci sono, quindi mi auguro sinceramente di sentire presto un lavoro degli Headquakes che si stacchi con decisione dalla sufficienza.
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