Gravitron - The Dawning of the Finite Moment of Now

Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2003
Durata:47 min.
Etichetta:4 Walls Records
Distribuzione:Brainstorm

Tracklist

  1. THE FINITE MOMENT OF NOW
  2. STONE FOX
  3. DETAILING A DIESEL
  4. GOING NOWHERE
  5. SLIDER
  6. THE MEATMAN COMETH
  7. OLD FASHIONED DUEL IN THE MODERN AGE
  8. COTTON CANDY QUEEN
  9. HIGH FLYER
  10. THE RISE OF THE MASTODON
  11. THE EXTINCTION OF THE MASTODON
  12. POUR IT IN MY HANDS (FOR A DIME)

Line up

  • Kevin Kapala: guitar, vocals
  • Ryan Burns: bass
  • Dave Gebhardt: drums, vocals

Voto medio utenti

Una nuova formazione space-stoner alla ribalta, forte della sponsorizzazione di “Dirty” Dave Johnson dei micidiali The Glasspack, che oltre ad essere amico e sostenitore della band è anche l’autore del disegno posto in copertina (per la verità tutt’altro che irresistibile…nda).
I Gravitron sono di Chicago, da pochissimo tempo hanno concretizzato la loro line-up in un trio con l’ingresso del bassista Ryan Burns, ma la coppia Gebhardt-Kapala è di antica e provata esperienza visto che i due hanno militato insieme in svariate formazioni e collaborano da oltre un decennio.
Il loro album di debutto è in primo luogo penalizzato da una produzione di basso profilo ma ciò non toglie che mostri qualche aspetto interessante anche se in modo poco omogeneo. Uno stile impulsivo ed ondivago che ingloba caoticamente sprazzi di stoner acido e pesante, venature psichedeliche, ritmi ipnotici, vibrazioni settantiane, oscurità doomeggianti ed altro ancora, con buona intensità ma senza una direzione precisa.
C’è del buon materiale per chi ama ad esempio i primi Monster Magnet ma la sensazione è quella di un prodotto improvvisato ed artigianale, confermata dal fatto che l’album è stato registrato in un’unica sessione di poche ore.
Tempi medio lenti, atmosfere ruvide e spaziali, qualche sfilacciamento di troppo. Se il gelido trip d’apertura “Stone fox” si pone in scia allo psych-doom cupo e malato, il sagace uso di tastiere nella seguente “Detailing a diesel” ci trascina in territori hard-settantiani più solari ed accessibili, per mutare ancora direzione nella grezza e distorta melodia di “Going nowhere”.
Tre brani di indirizzo diverso, legati dal filo di ritmiche serrate e martellanti che si accentuano nella buona fase percussiva che costituisce la prima sezione di “Slider”, chiusa poi da una coda liquida che evidenzia spietatamente il secondo tallone d’Achille dei Gravitron: la parte vocale.
Pur alternandosi in due al microfono il risultato è quello di vocals sghembe ed anche un po’ stonate che vanificano in parte il discreto materiale musicale. Urge l’ingresso di un vero cantante, oppure puntare con più convinzione verso soluzioni meno dannose come il cantato filtrato ed urticante della poderosa “Old fashioned duel..”, che per certi versi ricorda i nostri bravissimi Ufomammut.
In sostanza mi sembra che i Gravitron possiedano potenzialità che non hanno pienamente espresso in questo disco, ricco di spirito improvvisativo ma ancora troppo poco definito ed assai nebuloso. Se in poche ore sono stati in grado di produrre bordate heavy-stoner come “High flyer” e “The rise of mastodon” arrivando quasi a sfidare la rocciosità dei Roachpowder, è pensabile che con maggior riflessione il risultato sarà molto superiore.
In attesa che il power-trio dell’Illinois metta a fuoco il proprio stile, il debutto si posiziona soltanto nella media del settore.

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