In Flames - Sounds Of A Playground Fading

Copertina 3,5

Info

Anno di uscita:2011
Durata:53 min.
Etichetta:Century Media Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. SOUNDS OF A PLAYGROUND FADING
  2. DELIVER US
  3. ALL FOR ME
  4. THE PUZZLE
  5. FEAR IS THE WEAKNESS
  6. WHERE THE DEAD SHIPS DWELL
  7. THE ATTIC
  8. DARKER TIMES
  9. ROPES
  10. ENTER TRAGEDY
  11. JESTER'S DOOR
  12. A NEW DAWN
  13. LIBERATION

Line up

  • Anders Fridén: vocals
  • Björn Gelotte : guitars
  • Peter Iwers: bass
  • Daniel Svensson: drums
  • Niclas Engelin: guitars

Voto medio utenti

Gli In Flames con questo Sounds Of A Playground Fading arrivano al fatidico album numero dieci, un traguardo importante in tempi di crisi, di dischi che non si vendono più, di certezze che tendono a sbiadire.

Fino a qualche anno fa le band che riuscivano a vivere di musica in proporzione erano sicuramente molte di più, e un buon numero non aveva alcun problema a proporre il proprio stile musicale senza compromessi, senza dover strizzare l'occhio a delle fette di mercato che ne garantirebbero la sopravvivenza a scapito dell'integrità artistica. Ma adesso siamo nel 2011 e qualche cosa è cambiata, si è evoluta, ma non sta a me decidere se in meglio o in peggio, fatto sta che il ritorno degli In Flames appare proprio come il frutto di un pesantissimo compromesso: non è esattamente Heavy Metal, non è nemmeno marcatamente Rock, possiede una confusa (e per niente spontanea) vena vagamente Pop, insomma è un miscuglio poco digeribile di sonorità che la band sta tentando di sperimentare da qualche anno a questa parte.

Io non sono uno di quelli rimasti al 1996 con The Jester Race (è meglio non chiedermi cosa penso di quel disco), ma obiettivamente faccio molta a fatica ad apprezzare brani come Fear Is The Weakness, Liberation, A New Dawn, The Attic oppure la pseudo-Metal The Puzzle, una canzone forzata sin dalla prima nota, l'ultimo tentativo di rimanere ancorati a un certo passato che il gruppo non riesce a rielaborare.

Tutto appare concepito come un insieme di linee melodiche e di ritornelli atti a "sfondare", eppure arrivano in maniera fredda, in alcuni casi ci vogliono ripetuti ascolti per memorizzarli, e l'effetto non è assolutamente paragonabile a quello suscitato da pezzi come Pinball Map e Only For The Weak (due a caso). Le chitarre e la loro importanza si è ridotta ai minimi sindacali, fungono da accompagnamento per un Anders Fridén sempre più vicino a un'anonima e innocente voce pulita che sembra distaccata da tutto il resto.

Compaiono con una certa frequenza anche degli arrangiamenti sintetici, ma giusto appena, ecco questa è la terminologia esatta: gli In Flames del 2011 sono un gruppo da "giusto appena", molto lontani da quell'insieme di musicisti in grado di rielaborare e generare nuovi stili. Adesso li subiscono, anzi, subiscono il mercato, ne sono diventati schiavi e farebbero di tutto per compiacerlo, a partire dal logo: identico a quello di tante altre band made in USA appestate da un MetalCorePop di dubbio gusto.

Purtroppo è da Soundtrack To Your Escape del 2004 che gli In Flames non lasciano al pubblico un qualcosa di concreto. A ogni nuovo disco c'è sempre qualcosa di più etereo e inafferrabile, di anonimo, di scolastico, di elementare e di banale, un qualcosa di facile e sbrigativo che in maniera subdola viene definita "evoluzione, sperimentazione, originalità".

Termini che circoscrivono il vuoto e nulla di più.
Recensione a cura di Andrea 'BurdeN' Benedetti
Indecenti

Da "Clayman" un cesso dietro l'altro, sempre più scabroso... Imbarazzanti.

Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 29 nov 2012 alle 10:59

ma voi siete pazzi...questo è un ottimo album...incompetenti..!

Inserito il 29 giu 2011 alle 20:22

Secondo me gli In Flames lo hanno fatto di proposito così brutto, per farci rivalutare "Soundtrack..." e "A Sense Of Purpose"...

Inserito il 29 giu 2011 alle 17:05

Tolta "The Puzzle" (messi li quasi a forza) è un bellissimo disco.

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