Copertina 8

Info

Genere:Prog Rock
Anno di uscita:2012
Durata:45 min.
Etichetta:Inshaine Productions

Tracklist

  1. ROOM 432
  2. HURTING WORDS
  3. BRAND NEW BREATHE
  4. SLEEPLESS
  5. ANOTHER DAY
  6. SO WHAT
  7. NO USE IN WONDERS
  8. SLOW ME DOWN
  9. NO MORE CLOUDS
  10. BOUNDARIES OF HOPE

Line up

  • Eric Concas: vocals
  • Fabio Marchisio: guitar, backing vocals
  • Fulvio Bosio: bass
  • Sergio Ponti: drums

Voto medio utenti

In tempi in cui si perde il conto di quanti siano i cloni (più o meno palesi) dei Porcupine Tree, mi fa veramente piacere fare la conoscenza con un gruppo come i Syne, capace di muoversi genericamente sulle medesime coordinate dei seminali britannici senza per questo disperdere le proprie energie in futili tentativi d’imitazione.
I nostri torinesi (dei concittadini … sono ancora più soddisfatto!) illuminano la loro prima prova autoprodotta sulla lunga distanza con intrecci melodici sempre vincenti, atmosfere intense e suggestive e una sorprendente maturità compositiva tale da combinare metal, prog, hard-rock, psichedelia e un pizzico di alternative senza dover scontare similitudini “pesanti”.
Nei quarantacinque minuti di “Boundaries of hope” si possono rilevare anche bagliori di Riverside, Pain Of Salvation, Opeth, Rush, Led Zeppelin, Pavlov’s Dog, Genesis e Tool, ma proprio come si richiede agli emergenti di valore, le influenze risultano propedeutiche a percepire la direzione necessaria per ambire ad un superamento dei confini istituiti dalle proprie guide spirituali.
Questo non comporta necessariamente riuscirci in maniera nettamente risolutiva e tuttavia l’indirizzo dei Syne è sicuramente giusto, così come il loro albo è assolutamente affascinante, pilotato da una voce, quella di Eric Concas, finalmente caratteristica oltre che duttile ed espressiva.
E’ veramente difficile, in questo contesto prodigo di melodie incantevoli e dense, di arrangiamenti raffinati e di volubili impulsi immaginifici, trovare un reale “difetto” e allo stesso modo sono in notevole difficoltà ad identificare le immancabili “menzioni d’onore” in un programma che splende per la sua unitaria forza espressiva, pur nella rilevante eterogeneità stilistica.
Il graffio di “So what” e “Brand new breathe”, gratificati al contempo da persuasive soluzioni armoniche, la vaporosa malinconia di “Hurting words”, il tocco delicato di “Another day” e "Slow me down” e poi ancora l’irresistibile senso melodrammatico di “Sleepless” e "No use in wonders”, per finire con i gioielli emotivi rappresentati dalla title-track e da “No more clouds” (probabilmente, da eleggere, non senza una certa fatica, come gli autentici best in class del disco), dove le reminiscenze ispirative vengono risolte con delizioso e viscerale istinto autoctono, consentono, infatti, d’individuare per i Syne un ruolo di vere rivelazioni del genere.
Cosa manca? Forse solo un ulteriore briciolo di “coraggio” nell’abbandonare con determinazione le confortevoli dimore edificate dagli autorevoli maestri, dando libero sfogo a quella creatività e a quella personalità che la band sabauda già dimostra ampiamente di possedere … fin da ora, quindi, i Syne hanno le doti necessarie a risvegliare l’attenzione di qualche discografico importante e competente, che abbia a cuore la qualità della musica e non sia troppo distratto da quadrature di bilancio e dal compiacere i gusti dei rockofili più apatici privilegiando l’ennesimo duplicato sonoro di modelli consolidati invece che dei promettenti “sviluppatori” di settore.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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