Terzo album per i Cornerstone, "Once Upon Our Yesterdays" si colloca musicalmente a metà strada tra i primi due album, "Arrival" e "Human Stain". Se il primo privilegiava il genere AOR e il secondo seguiva le regole dell'hard rock classico, "Once Upon..." riassume entrambi i generi ricercando talvolta toni più cupi e soluzioni meno scontate, più personali. La line-up è di tutto rispetto e vede 2/5 dei Royal Hunt, Allan Sorensen alla batteria e Steen Mogensen al basso e tastiera (in realtà anche Sua Maestà Andre Andersen figura come ospite), Doogie White (ex Malmsteen e Blackmore's Rainbow) alla voce e Kasper Daamgard (ex Mike Tramp) alle chitarre.
La track di apertura, "Welcome to Forever" promette ritmi e velocità, soprattutto dei riff, che però non mantiene per l'intero lavoro, che è invece costruito attorno a un classico 4/4. Subito dopo il livello, anche qualitativo, cala con "When The Hammer Falls", per poi risalire con le ottime "Passion To Warfare" e "Hour Of Doom", in cui voce e strumenti sono ben bilanciati e le melodie e i ritornelli rimangono piacevolmente impressi nella memoria anche dopo un primo ascolto. "Man Without A Reason" è una classica ballad che ricalca nelle chitarre e nella voce le orme di Deep Purple e Rainbow creando un effetto davvero piacevole. "21st. Century Man" prosegue il revival Purple-Rainbow ancora una volta grazie alla voce di Doogie White e grazie anche a un ben costruito assolo di tastiera non troppo lungo e di chiara ispirazione anni '70. La title track è invece piuttosto spenta e pecca di poca originalità, rappresenta una caduta di stile rispetto ai pezzi precedenti, quasi un tentativo di scendere a patti con un ipotetico futuro mercato poco incline alle finezze stilistiche. La successiva "The End Of The World" non risolleva il calo di tensione prodotto da "Once Upon Our Yesterdays", pur muovendosi tra toni classici e note arabeggianti. Altro momento di stacco con "Some Have Dreams", seconda ballad del disco, pare un omaggio ai lenti stile Scorpions e la voce di White ricorda a tratti quella di Bon Jovi (!!!). Passabile, ma nulla di più. "Scream" chiude non troppo in gloria questo lavoro che sembra essere diviso in due sezioni, la prima delle quali eccelle senza dubbio sulla seconda in originalità e qualità.
Uno dei meriti di questo (super)gruppo è quello di aver saputo creare uno stile originale pur ricalcando le orme del classic rock anni '70 evitando di essere semplici cloni dei (defunti?) Royal Hunt. Un ulteriore sforzo di creatività e una maggiore potenza della voce di Doogie White potrebbero davvero proiettare i Cornerstone ancora di più nell'olimpo dei grandi.
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