Una fucilata in pieno volto, una scarica elettrica che attraversa tutto il corpo e che contrae i muscoli in maniera spasmodica, senza tregua, lasciandoti esanime alla fine: ecco come descrivere il terzo album degli americani
Trap Them intitolato
"Darker Handcraft", un concentrato rabbioso di crust/hardcore e grind che in 30 minuti spazza via qualsiasi cosa gli capiti a tiro. Brani veloci, epilettici, ficcanti e mai prolissi caratterizzano questo disco, con chitarre dal suono entombediano che ricordano vagamente i "cugini" Black Breath, anche se l'ago della bilancia dei Trap Them pende decisamente più dalla parte dell'hardcore/grind piuttosto che verso il death metal. La voce del cantante Ryan Mckenney è il prototipo delle vocals crust, urlate e incazzate quanto basta e di certo sono l'accompagnamento ideale per la musica furiosa che questa band propone. Accanto a rasoiate come "Damage Prose", "Slumcult & Gather", "Every Walk A Quarantine", la nasumiana "Sainpeelers" trovano posto in tracklist anche brani più meditati e meno votati all'assalto sonoro 'no compromise' come la splendida "Scars Align", la groovy "Evictionaries", "Drag The Wounds Eternal" o "Sordid Earnings", capaci di stemperare almeno temporaneamente i toni di un album carichissimo e violento.
Come detto in apertura, "Darker Handcraft" è una vera e propria scarica di adrenalina che consigliamo agli amanti del crust/grindcore che non potranno rimanere delusi dal nuovo disco dei Trap Them. Un ascolto è comunque consigliato anche agli ascoltatori delle frange più estreme di metal, con cui potranno trovare diversi punti di contatto.
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