Detroit come emblema del capitalismo e del suo doloroso declino, con la repentina trasformazione da capitale mondiale dell'automobile a ghetto urbano, con le sue tensioni, l’emigrazione delle classi sociali più agiate (di razza bianca) e l’estrema povertà delle altre (afroamericani e ispanici), la criminalità, il degrado e la desolazione di una città che solo ultimamente sembra veder realizzata una sorta di flebile “rinascita”.
Detroit come il
monicker di un gruppo italiano che italiano non lo sembra per niente, intendendo con questa descrizione una forte connotazione “internazionale”, lontana da forme di “provincialismo” decisamente “deleterie” per chi, come i nostri milanesi, decide di esprimersi attraverso il linguaggio sonoro dell’
emo-core e del
rock alternativo.
Intraprendenza e buone intuizioni sono gli elementi di spicco di un gruppo che sembra attingere da Fugazi, Hot Water Music, Far, Thursday, BoysSetFire e (in parte) pure da “roba”
alla Hoobastank, ma sa farlo con una certa misura, ostentando, se non proprio una netta personalità, almeno una notevole capacità nel realizzare composizioni equilibrate tra volubilità, intensità e potenza, con il vocalist Mike a pilotare con naturalezza e sicurezza linee armoniche sempre gradevoli e “bilanciate”, dove la giusta dose di malinconia si stempera nell’impeto e nell’espressività di una voce di caratura superiore.
A volte l’impatto complessivo riduce la sua portata a causa di un minimo di reiterazione nelle strutture da un pizzico di scarsa lucidità, e tuttavia il gruppo piazza sicuramente un bel numero di luminosi spaccati di “rabbiosa emotività”, che hanno in “Apnea”, “Coffee and civic regrets”, "You, safe again” e soprattutto in “The Henry Ford escape plan” i migliori rappresentanti assoluti, dove la tensione melodica, la vitalità interpretativa e i fremiti delle chitarre imprimono la necessaria spinta decisiva.
Abbastanza inspiegabile, invece, appare la conclusiva “Thfep (The snipplers remix)”, una sorta di
esperimento elettronico francamente poco riuscito.
C’è ancora qualche piccolo passo da fare per i Detroit, ma i presupposti per fare veramente bene e ottenere risultati importanti ci sono tutti.
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