Basta osservare la strumentazione usata da Michael Gagliano in questo disco per rendersi conto che siamo di fronte ad una vera e propria ossessione per gli anni ’60. Gibson e Fender del ’64, Vox del ’66, Rickenbacker ’64, poi Coral Sitar, Cymbalon, ed altra roba ultra-vintage per il progetto del musicista Inglese, coadiuvato unicamente dal batterista Gordon Elsmore.
Ed ancora una volta un’album lontanissimo dalle tematiche trattate su Eutk.
Brit-pop e psych-beat dei bei tempi andati, Kinks e primi Beatles, Donovan e Pretty Things, un pizzico di attualità Oasis, un minestrone retrò che fa impallidire i tanto vituperati revivalisti stoner-rock.
Probabilmente Gagliano rimpiange amaramente di non aver vissuto quella meravigliosa epoca, la sua dedizione al sound sixtiees è totale ed assoluta, un continuo abbozzare melodie in parte soffici in parte dolcemente psichedeliche, che non brillano però né per originalità visto che ricalcano schemi già noti e sorpassati, né per ispirazione così il disco scivola via lieve come una piuma senza lasciare ricordi memorabili.
Carino l’hard beat iniziale “I’m only bleeding” più nervoso della media, il soffio di garage-psych “Car sick” ed il respiro orientaleggiante di “Travel”, ma non cambia la sostanza di un lavoro che appaga soltanto la vena nostalgica dell’autore. I pochi veri appassionati del British beat rimasti, preferiranno rispolverare i loro vetusti vinili piuttosto che investire su questo emulo di John Lennon quarant’anni in ritardo.
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