Devo confessarvelo, cari lettori di
Metal.it, adoro i
Sun Caged. La band olandese ha dalla sua un gusto, una cultura musicale ed una classe che sono capaci di incanalare nelle loro composizioni, conferendo al loro prog-metal le più disparate sfaccettature. È quindi con piacere che vi racconto di come questo terzo album, "
The Lotus Effect”, prosegua nella positiva tradizione succitata. Quattro anni tra un disco e l’altro non sono di certo il massimo per una band emergente, che oltretutto naviga in un mare magnum di cambi di formazione, ma che per fortuna tiene dietro al microfono quel piccolo fenomeno dell’americano
Paul Adrian Villareal. Molto probabilmente, però, il tempo è quello necessario per sfornare un prodotto così complicato nella struttura, ma fruibile nella sostanza.
Ma restiamo sul pezzo: “
The Lotus Effect” consta di ben 14 brani, sebbene le tracce dalla 8 alla 14 costituiscano un mini concept interno, intitolato “
Asthamangala (The 8 Auspicious Symbols)”, e vi assicuro che leggere i testi di questo cd è una vera goduria, per la mole infinita di riferimenti al mondo classico, alle scienze, all’alchimia. Una complessità che ben viene rispecchiata dal mood dell’album, in continua evoluzione sonora dagli attacchi in blast beats dell’opener “
Seamripper”, al prog-metal moderno e ribassato di “
Tip-Toe the Fault-Line” o “
Shades of Hades”, col suo basso slap, e chi più ne ha più ne metta. Sonicamente è un album molto longevo, proprio per la sua intricatezza voluta e non forzata, che permette a chi lo ascolta di scoprirvi sempre nuove sfumature, pur rimanendo saldamente ancorato al suo genere di appartenenza.
Un album che conferma, a chi ne avesse bisogno, la bontà della proposta dei Sun Caged, band quanto mai matura ed interessante e proposta di tutto rispetto nel progressive metal dei giorni nostri.
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