I floridian death metallers Divine Empire possono annoverare tra le loro fila l'ex Malevolent Creation Jason Blachowicz e l'ex Anal Cunt Duane Timlin e, come se non bastasse, già ben due album alle spalle, "Redemption" del '98 e "Doomed To Inherit" del 2000. Viste le credenziali non ci si poteva non aspettare quello che in realtà si è poi verificato: death metal nudo e puro, direttamente proveniente dalle Everglades floridiane. Vi dico subito che il disco non aggiunge nulla alla casistica di un genere (come potrebbe d'altronde?) già ampiamente sondato, in lungo e in largo, da veri e propri mostri quali Deicide, Morbid Angel, Immolation e via dicendo, ma si lascia apprezzare per alcune peculiarità che lo rendono quantomeno un minimo interessante. Tali peculiarità vanno ricercate nell'assalto che è sì brutale, ma mai realmente feroce se non per brevi tratti, tratti nei quali fa il suo bel mestiere il batterista Timlin, con sfuriate debordanti. I Divine Empire preferiscono riffs più intricati e ricercati e atmosfere decisamente angosciose rispetto al solito assalto "ignorante". Questo depone decisamente a loro favore anche in virtù dell'ottima prova vocale di Blachowicz, abile a deliziarci sia con profondi growls sia con screams vetriolici. L’ascolto di “The Pain Remains” o “Basher” ne è valida testimonianza.
Ciò che resta alla fine è un buon disco, un disco che tuttavia si ascolta giusto un paio di volte e poi lo si ripone sullo scaffale a prender polvere. Con tutto ciò non mi sento di stroncare i Divine Empire, onesti e validi mestieranti che rappresentano la base di un genere sul quale si stagliano vette altissime di bands quali Nile, Cryptopsy, Dyng Fetus e via dicendo.
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