Copertina 8

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2011
Durata:non disponibile
Etichetta:Lion Music

Tracklist

  1. CHASING THE SHADOWS
  2. FALLEN WARRIOR
  3. I DON'T BELIEVE IN LOVE (FALLING IN LUST)
  4. FLY TO THE SUN
  5. ON MY MIND
  6. WAITING IN THE SHADOWS
  7. REMEMBER LOVE
  8. ANGEL OF MERCY
  9. AFTER THE FIRE
  10. EYE OF THE STORM
  11. STRANGER IN THE NIGHT
  12. LET IT OUT
  13. GOTTA FIND YOU
  14. REQUIEM ATLANTIS

Line up

  • James Byrd: guitars
  • Freddy Krumins: vocals
  • Ken Mary: drums
  • Tim Wolf: bass

Voto medio utenti

Prendete un grande chitarrista, un’ottima capacità di songwriting e tutto quello che di buono hanno dato gli anni ’80 al metal ed avrete gli ingredienti di questo Beyond The Pillars, nuovo capitolo del progetto solista di James Byrd. Oltre a sette pezzi inediti, però, qui dentro troverete anche altre canzoni, registrate sul finire degli anni ’80 e rimaste nel dimenticatoio finchè, per fortuna, il singer Freddy Krumins non ha deciso di sistemare la cantina, rinvenendo uno scatolone contenente questo materiale di altissimo livello, che oggi abbiamo finalmente l’opportunità di ascoltare. Il bello è che, a livello stilistico, la differenza tra il materiale di 25 anni fa e quello odierno è pressoché assente, rendendo il disco omogeneo e piacevole dall’inizio alla fine.

I pezzi fanno ampio riferimento a gente che qualche cosina da dire in ambito classic ce l’ha, come Rainbow, Scorpions, Ufo, Uli Jon Roth ma soprattutto Malmsteen, data la somiglianza dello stile. Riff irresistibili, assoli di classe cristallina (e devo dire sempre legati al contesto delle song e mai troppo sbrodoloni), melodie accattivanti e ritmo incalzante si rincorrono per tutte le 14 track. Le prime cinque canzoni valgono da sole il prezzo del disco, bellissime le ballad Angel Of Mercy e Gotta Find You, mentre una citazione particolare merita la doppietta Eye Of The Storm/Stranger In The Night, per non parlare del riff da applausi di Let It Out. Un ulteriore punto a favore di questo Beyond The Pillars, ma qui conta molto il mio gusto personale, è l’assenza pressoché totale delle tastiere: cosa abbastanza inusuale per il genere ma devo dire davvero piacevole e totalmente a vantaggio dell’efficacia dei pezzi.

Poche storie: per gli amanti del genere è un disco da andare a cercare e ascoltarsi al più presto.
Recensione a cura di Alessandro Quero

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