E' diventato ormai veramente difficile che la nostrana Frontiers ne sbagli una, soprattutto in ambito AOR. E questi
Work of Art, terzetto svedese alle prese qui con la loro seconda fatica per l'etichetta italiana, ne sono un'ulteriore e vividissima testimonianza, ergendosi potenzialmente a baluardi della categoria.
La loro storia è quantomai lunga e travagliata: formatisi nel lontano 1992 dall'unione di intenti di
Herman Furin e
Robert Sall, trovano ben presto in
Lars Safsund un degno compagno dietro microfono e tastiera. Il primo disco però vede la luce solo 16 anni dopo, nel 2008, causa diversi problemi e impegni che hanno tempestato di volta in volta uno dei membri. Nel 2008 esce quindi "
Artwork", fresco capolavoro di AOR che ha posto sotto le luci della ribalta gli
Work of Art, coi paragoni che si sprecavano con i grandi del passato, dai
Toto ai
Survivor, passando per i
Giant e gli
Winger.
L'attesa durata 3 anni per questo "
In Progress" era quindi altissima, e mai attesa fu più ben riposta: il nuovo disco inizia esattamente dove finiva il precedente, perdendone in questo un pochino in originalità ma presentando un netto miglioramento a livello di prestazioni, con un certo rafforzamento a livello di sound, soprattutto per quanto riguarda la batteria. Ospite sul disco è il bassista
Andreas Olsson (Divinefire, Rob Rock), che si unisce al magico trio svolgendo a dovere il suo compito di appoggio alla sezione ritmica.
Grandioso ancora una volta è l'apporto di
Lars Safsund, sia dal punto di vista tastieristico sia in particolare grazie a una voce meravigliosa, una delle più belle in assoluto in ambito AOR moderno: chiara e cristallina, accompagna alla perfezione le melodie avvolgenti di ognuna delle 12 canzoni che compongono "
In Progress", raggiungendo il suo apice in "
Never Love Again".
Degne di citazione sono anche "
The Rain", posta in apertura allo scopo (riuscitissimo) di catturare subito l'attenzione dell'ascoltatore e soprattutto "
Castaway", pezzo semi-conclusivo che comprende tutto quello che una band AOR dovrebbe proporre nel nuovo millennio, roba da far davvero invidia ai Giganti (in tutti i sensi) dei gloriosi anni '80 e '90.
Ma fare una scelta all'interno di "
In Progress" è davvero impresa ardua e un mero esercizio di stile, essendo tutte le composizioni di livello eccelso e in grado di essere citate per una caratteristica piuttosto che per un'altra. Da sottolineare la particolarità di iniziare TUTTE con qualcosa di particolare che invoglia decisamente a continuare l'ascolto, segno che niente è lasciato al caso.
E' insomma un album da godere tutto d'un fiato, c'è poco da aggiungere, certe perle vanno assaporate con calma e completezza.
In conclusione non sono riuscito a capire se questo "
In Progress" è superiore o inferiore ad "
Artwork": quest'ultimo aveva dalla sua il fattore sorpresa, mentre nell'altro è l'esperienza in fase compositiva ad elevare il livello. Il risultato è un sostanziale pareggio che accontenta tutti, confermando gli
Work of Art come una delle più belle realtà di AOR sulla piazza. E aggiungo un "bravi!" per la Frontiers, accaparrarsi certi Artisti con la A maiuscola è davvero sintomo di oculatezza e notevole competenza.
Quoth the Raven, Nevermore..