Se ti trovi tra le mani il cd di un gruppo che si chiama
Byfrost (nella mitologia norrena il ponte che collega Asgard a Midgard, cioè la Terra), che proviene da Bergen, Norvegia, e che ha una copertina del geneer, il dubbio che si tratti di un album viking è più che lecito. In realtà così non è… Le coordinate stilistiche lungo le quali si muove il trio sono quelle di un black metal freddo ma epico allo stesso tempo, infarcito di massicce dosi di thrash metal old school. Per capirci, immaginate un ipotetico mix tra gli ultimi Immortal e i Sodom, peraltro due punti di riferimento anche per quanto riguarda le vocals, perfettamente a metà strada tra quelle di Abbath e quelle di Tom Angelripper. Detta così la cosa potrebbe risultare scontata e banale, ma per fortuna i Byfrost ci sanno fare dannatamente, e pur proponendo un sound che sicuramente nulla ha di innovativo, riescono a farlo con una spiccata dose di personalità, riuscendo a rendere interessanti e spontanee anche soluzioni armoniche e ritmiche già sentite e risentite. Molto convincenti i riff di HeavyHarms, delle vere rasoiate dal sapore tipicamente thrash, che ben si amalgamano al sound generale dell’album, che risulta glaciale e atmosferico, senza però scadere nel banale. Gli attacchi frontali, in poche parole, si alternano a momenti più epici, e la cosa che sorprende è la naturalezza con la quale avviene il tutto, a dimostrazione che il gruppo sa come giocarsi le sue carte. Se poi aggiungiamo una produzione più che buona, in grado di esaltare tutte le sfaccettature del sound dei nostri, e una prova individuale davvero ottima, con un occhio di riguardo per il lavoro svolto dietro le pelli da Alkolust, davvero preciso, potente e fantasioso, capirete come relegare “Of death” a semplice album black/thrash sia dannatamente riduttivo. I brani sono validi, la durata è ridotta (solo 38 minuti), il che premette un ascolto snello e disinvolto, non ci sono filler, lo scopo del gruppo, cioè quello di demolire tutto al proprio passaggio risulta vincente… ogni cosa è al suo posto. E se “May the dead rise” è un ottimo biglietto da visita, è con la successiva “Eye for an eye” che si inizia a fare sul serio davvero, un mid tempo roccioso che demolisce tutto e che mette in evidenza il lato più oscuro dei nostri. Le accelerazioni in blast beat sono ridotte all’osso, e questo le rende ancora più incisive, in quanto brevi e soprattutto inaspettate. I nostri puntano più sul feeling del brano che sulla furia distruttrice fine a se stessa, e alla fine non posso che dargli ragione, e definire vincente la loro scelta. Tra gli altri momenti interessanti del disco ci sono sicuramente la titletrack, forse il brano migliore del lotto, e “Full force rage”, veloce e brutale al punto giusto. Discorso a parte merita invece “Sorgh”, in cui un inaspettato lato industrial esoterico fa capolino, per un brano dalle tinte fosche e nere come la pece, che sa tanto di colonna sonora per un rituale sicuramente non proprio da chierichetti. Insomma, un disco caldamente consigliato a chi mastica estremo dalla mattina alla sera, una sorpresa che sono certo farà parlare di sé, visto che, nonostante i richiami, inevitabili, a cui abbiamo accennato, la band ha una sua personalità ben definita, e ai giorni nostri non è assolutamente una cosa scontata, anzi… direi che è il punto in più che permetterà ai Byfrost di distinguersi nel marasma generale del metal estremo.
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