"The Return of the Storm" non è nulla più ... nulla meno, di quello che ci si potrebbe aspettare da una formazione (per di più proveniente dalla Germania) che, formatasi addirittura nel 1985, dopo aver centellinato le uscite discografiche ed essersi esibita come Metal cover band, festeggia i propri 25 (e più) anni di attività con un album profondamente ed innegabilmente
true.
Così incappiamo nelle influenze priestiane (su tutte quelle che risalgono al periodo "Screaming for Vengeance") leste a straripare su "Determined to Rock", e pure nei Saxon, sia dalle parti di "Marushka", per quanto sporcata da un inedito approccio stradaiolo, sia sulla riottosa "Hot And Wild". Tuttavia, brani come la titletrack (uno dei pezzi più riusciti del disco), "Speed Ecstasy" o "Night of the Widow" rimandano apertamente alla scuola teutonica, quella di formazioni come Accept e Grave Digger.
Certo, le tracklist in campo Metal non hanno mai brillato per eleganza, fantasia e cultura, peccato però per un titolo come quello appioppata alla rockeggiante, ma dalla banalità disarmante, "Position 69" che - con tutto il rispetto - mi sembra più adatto a degli sbarbatelli alle prime armi che a questi scafati musicisti con più di qualche decade sul groppone, e, infatti, fa parte del loro repertorio più datato. Un po' a sorpresa, gli
Evenstorm riescono poi a fare una buona impressione con l'appuntamento della ballad "Forsaken", molto meno leziosa e scontata di quanto ci si potesse aspettare.
Non resta che precisare come per gli Evenstorm non si possa parlare di una loro appartenenza alla R.W.O.H.M (Revival Wave of Heavy Metal) quanto piuttosto di residuati bellici... anche se con le micce bagnate.
Sufficienza risicata.
Well, its a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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