Ah, i
Pain of Salvation. Non c’è una volta che mi accosti alla band di
Daniel Gildenlow senza dovermi misurare con qualcosa d’insolito, un ennesimo cambio di rotta, un album stravolto/stravolgente o un live senza paragoni. Strani, in una parola. Sempre nuovi, sempre in movimento, sempre insoddisfatti e sempre in cambiamento, la “band più coraggiosa che ci sia”, così si autodefiniscono sul proprio sito web.
Dargli torto? Difficile. Ma, e di questo dobbiamo farcene una ragione, i Pain of Salvation sono mutati. Irrimediabilmente, come un bruco che si fa crisalide e poi diventa farfalla, i PoS si sono tramutati in qualcosa di completamente diverso da ciò che era il loro “embrione”, ossia una band di prog-metal. E, come tutte le farfalle, moriranno così, perché certi cambiamenti sono a senso unico, e perché la mente di Daniel non conosce altri tasti se non il
play ed il
ffwd.
“
Road Salt Two”, dunque, è l’altra gamba del suo gemello d’avorio, identica seppur diversa, unita seppur distinta. 53 minuti e dodici tracce (dieci, se non si contano intro ed outro), in cui Daniel continua il discorso iniziato un anno fa come se nulla fosse successo, come se
Tu, Fedele Ascoltatore dei PoS, avessi messo solo un attimo in pausa per far pipì, per poi continuare con l’ascolto. Quello che troverai qui, quindi, è ancora strada: strada lunga, strada polverosa e spesso insicura, che spinge Daniel e soci alla ricerca del passato, intenti ad accarezzare melodie e suggestioni musicali sbucate dai seventies, a cavallo di una produzione rauca e sanguigna, dentro la quale i PoS sanno regalarci altre piccole perle, come la ritmata “
Conditioned”, la delicata e struggente “
1979”, la stupenda e dolce “
Healing Now”, la convulsa e soffocante “
The Deeper Cut”, giù giù per “
Mortar Grind”, già ascoltata nell’
EP anticipatore, ed una “
The Physics of Gridlock” che conclude il percorso del nostro protagonista attraverso versi d’amore e morte, recitati in francese. Ah, i testi: ascoltare un album dei Pain of Salvation senza leggere i testi è come guidare una Ferrari in seconda.
Sei ancora lì, Fedele Ascoltatore? Non sei ancora corso a comprare questo album? Oppure, non sei ancora corso a chiudere la pagina e non sognarti neanche di ascoltarne una nota? Sì, perché “Road Salt” non puoi che odiarlo o amarlo selvaggiamente. Ma d’altronde, è forse la prima volta? O succede sempre così con i Pain of Salvation? Su, sii onesto. So che molti di noi sognano ancora “Remedy Lane” e “The Perfect Element”, so che il sottoscritto ama quegli albums alla follia, e so anche che, in una parte nascosta nella sua anima, Daniel ha già in serbo il degno seguito di tutto quello, e lo tiene per sé, egoista, avaro, ingrato Daniel. Ma non adesso. Ora no. Ora, la creatura
Pain of Salvation ha bisogno di procedere, di riscoprire le sue radici, di ritrovare nella musica di ieri la linfa vitale per camminare, e camminare ancora, verso ciò che succederà domani. E cosa importa, alla fin fine, qualcuno disse: “l’importante non è la meta, ma il cammino”. Beh, buon cammino, Pain of Salvation, buona strada, Daniel. In tanti ti seguiremo, molti di noi sceglieranno bivi diversi, altri resteranno intrappolati negli ingorghi della vita; tu, di certo, comunque vada, non ti volterai indietro.
Mai.