Se proprio devo essere sincero, i
Grinspoon non li conoscevo proprio. Le motivazioni sono assolutamente semplici: da un lato ascolto pochissimo alternative e dall’altro ci troviamo di fronte a una band che, pur essendo giunta al sesto disco in studio, è arrivata solo di striscio in Europa, essendo stata principalmente edita sui mercati australiano, giapponese e americano. Anche questo disco arriva da noi a ben due anni di distanza dall’uscita australiana, infatti. In ogni caso, se un colosso come la Universal ci ha messo gli occhi addosso da alcuni anni, un motivo ci deve pur essere e l’ascolto di questo
Six To Midnight, in effetti, rende discretamente l’idea.
Un suono spesso cattivo, sempre dominato dalla melodia ma violentato, nervoso, caratterizzato da canzoni corte ma esaustive, senza inutili orpelli. Una specie di punk evoluto, che poi dovrebbe essere ciò che l’alternative si propone di essere. O no? Secondo me sì, infatti il lavoro dei Grinspoon risulta particolarmente gradevole e non annoia mai, nemmeno uno abituato a suoni ben diversi come me. Archiviata la lezione del grunge, del punk e del metal anni ’90, i Grinspoon raccolgono tutti gli elementi utili alla riuscita delle proprie canzoni in questo album, guidato con sapienza dalla voce di Phil Jamieson, talentuoso figlio d’arte (il padre era membro dei Good Grief). Il pregio principale di questa band è che non ha assolutamente paura di spaziare tra generi e suoni completamente diversi, offrendo un album estremamente eterogeneo e in grado di soddisfare i palati di tutti.
Riservato ai più aperti, musicalmente parlando. Per me è stata una piacevole sorpresa, andate a dargli un ascolto, potrebbe rivelarsi un buon acquisto.
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