Non accenna a fermarsi il proliferare di gruppi sludge/metal, sottogenere di nicchia che negli ultimi tempi ha però offerto segnali di buona vitalità.
Anche i californiani
Brainoil sono da ascrivere a tale ambito, cioè un sound cupo e saturo, molto pesante, dove compaiono anche elementi doom ed impennate di velocità che sfiorano il grind. La formazione è attiva dalla fine degli anni ’90 e l’album d’esordio omonimo risale al 2003. Dopodichè, il silenzio. Perlomeno per quanto riguarda le uscite discografiche, mentre la band in qualche maniera ha continuato ad esistere. Finalmente, a distanza di ben otto anni, esce il presente secondo lavoro, che ricalca fedelmente gli aspetti principali del genere.
Incedere greve su ritmi medio-bassi e riff a grana grossa, due delle costanti dei brani, con l’aggiunta di rallentamenti oscuri e di brevi spunti frenetici e brutali. Anche la voce è comune a tutti gli episodi, quel cantato orchesco che ormai viene adottato dalla maggioranza di queste formazioni.
Tra i brani, si distingue il poderoso assalto della title-track, i frequenti cambi di velocità di “Crimson glory” e la tetra “The beauty of death”, unica ad evidenziare un costante andamento doom. Sebbene gli americani offrano quindi una certa varietà all’interno del disco, traspare comunque una ripetitività che sappiamo essere limite congenito di questa versione dello sludge.
I Brainoil si dimostrano un buon gruppo, all’interno del sottogenere da loro scelto. Un disco adatto ai fans del settore.
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