Uhmmmm....
Non so.
Sono in bilico tra la delusione e l'entusiasmo, tra la felicità e la malinconia.
Un Graz più o meno ventenne conosce i
Detestor in quel di Roma, più precisamente al vecchio Circolo degli Artisti sito vicino Piazza Vittorio, in uno show in cui la band ligure distrugge tutto, per furia e qualità; non ricordo più in compagnia di chi, forse
Alligator, forse no, dovrei andare a ripescare il bootleg fatto al tempo, fattosta che torno a casa desideroso di avere tutto di loro!
Recupero il loro debut "
In the Circle of Time" del 1995 e godo, tanto.
Entro nello staff di Metal Shock ed all'arrivo del loro secondo album intitolato "
Red Sand" vorrei morire a causa dell'infelice svolta modernista/post metal che tanto andava di moda al tempo (sull'onda di quel cesso di "
The Positive Pressure (Of Injustice)" degli
Extrema che da un disco immenso erano passati a fare le copie povere dei
Pantera); da allora un silenzio tombale è calato sui Detestor, almeno fino ad oggi, 14 anni dopo, momento in cui esce questo nuovo "
Fulgor" di fronte al quale proprio non sapevo cosa aspettarmi.
Ed il risultato rimane un po' nel mezzo, tra la voglia di tornare a quegli anni, al passato, allo stile ed i riffs dello splendido "In the Circle of Time" e quello di mantenere comunque un'apertura, una luce sulla modernità, fatta di clean vocals sconvolgenti, che sanno tanto di
Layne Staley degli
Alice in Chains (prima band che mi è venuta in mente) e che, a mio modesto avviso, molto raramente si adeguano al sound della band, costituito da un death metal di stampo swedish con richiami cari a vecchi
In Flames, At the Gates e Dark Tranquillity in primis.
Boh...il tutto mi ha lasciato decisamente l'amaro in bocca, sia perchè conscio del valore dei membri dei Detestor sia perchè incapace di comprendere questa reiterata scelta di inserire per forza elementi che non c'entrano nulla col sound della band, evidentemente la lezione di "
Red Sand" non è bastata e questa è la cosa più triste.
Un vero peccato perchè poi brani come "
Free to Cry" ti dimostrano che se tutto il disco si fosse tenuto su tali coordinate e qualità allora "Fulgor" sarebbe stato davvero un grandissimo ritorno per questa icona del metal tricolore; invece al momento è solo un disco in più, per carità godibile e ben suonato oltre che ben prodotto, ma che poteva e doveva dare di più, specialmente di fronte a tutti questi anni di assenza.
Speriamo nel prossimo passo.
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