Arrivano dalla Germania gli
Arven, anzi forse dovrei dire
LE Arven, visto che il sestetto è composto per la quasi totalità da donzelle, eccezion fatta per il (fortunato) batterista Till Felden. La band, attiva dal 2008, anno in cui presentò il primo demo, si muove su un heavy metal pesantemente influenzato da atmosfere a cavallo tra il folk ed il gothic, infarcendo una base musicale potente e ben suonata con svolazzanti aperture melodiche ed occasionali orchestrazioni, che ti riportano alla mente scenari silvestri, elfi, fate e compagnia danzante. Bella e molto sottile la voce di
Carina, che ricama con classe ma senza strafare, dando vita ad un prodotto equilibrato e non melenso che di sicuro piacerà a tutti voi appassionati di Leave’s Eyes, Midnattsol, Edenbridge e (forse) anche i primi Within Temptation.
Niente di innovativo dunque, ma “
Music of Light” suona dannatamente bene. La title-track messa in apertura è il perfetto riassunto del metal “celtico” e floreale degli Arven, la pesante “
World of Hatred” ci dà la versione più incazzosa della band, e che begli assoli! C’è ovviamente spazio anche per il lato più morbido del gruppo: “
My Dear Friend” è una lunga ballad struggente e malinconica, “
Till Death do us Apart” sussurra perdita e dolore tra i flauti e la voce angelica di Carina. Ma non lasciatevi illudere, la band sa sciorinare anche tanta potenza, e penso a “
Ruined Castle” o “
Dark Red Desire”, forse il pezzo più bello del lotto.
L’ascendente mediatico di una band quasi interamente femminile è innegabile, ma sarebbe un torto attribuire a questa caratteristica il giudizio sul valore oggettivo degli Arven. La band ha ottimi musicisti, canzoni interessanti, e questo debutto discografico lascia ben aperta la porta verso il successo. Starà alle signore saperlo cogliere, tentando al più presto di rendere la propria proposta quel filo più personale, da diventare un trademark riconoscibile. Per me ce la fanno.
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