“Dai mettiamo su una band metal!”
“Ehm ma qui nessuno sa suonare uno strumento..”
“….ho un’idea..”Ecco, più o meno dev’essere nata così l’idea di creare i
Van Canto, 6 ragazzi tedeschi che una sera si incontrano e, scoperte le loro peculiarità nel canto e nell’uso della voce, decidono di dedicarsi a un ibrido tra Heavy/Epic Metal e il cantato a cappella, creando quello che loro stessi amano definire “
Hero Metal a cappella”.
E qui, anche tra gli addetti ai lavori, si sprecano purtroppo i doppi sensi e le facili battutine, ma se solo ci si fermasse un po’ ad analizzare le composizioni dei tedeschi ci si renderebbe conto che siamo di fronte a un gruppo che sa il fatto suo e che in questi 5 anni di carriera è saputo crescere e migliorare sotto ogni punto di vista.
Forti soprattutto di un contratto discografico con Napalm Records e di collaborazioni importanti durante gli anni (tra gli altri Chris Boltendahl dei
Grave Digger, Tony Kakko dei
Sonata Arctica e Victor Smolski dei
Rage) i
Van Canto sono riuscito pian piano a ritagliarsi il loro spazio all’interno del panorama musicale odierno, raccogliendo consensi e fans in tutto il mondo.
E quest’ultimo “
Break the Silence”, seconda fatica per Napalm, è senza dubbio il loro lavoro più maturo, nel quale hanno cercato di perfezionare ogni loro peculiarità, limando qua e la e prediligendo alcune sonorità rispetto ad altre. Già, perché fare tutto con la voce non è affatto semplice e non tutti i suoni ricreati riescono ad essere precisi come altri, quindi diventa necessario utilizzare quelli più incisivi e scartarne altri, al fine di raggiungere un equilibrio e una globale sensazione di “realtà”.
Ecco allora che recedono le parti di chitarra più movimentate, lasciando più spazio ad un’atmosfera pacata ma allo stesso tempo marziale, dove spiccano in maniera preponderante gli strepitosi assoli di “chitarra” di
Stefan Schmidt e soprattutto le due voci principali di
Dennis e
Inga, voci che sanno guidare perfettamente un’orchestra tanto particolare quanto collaudata, dove l’unico strumento fisico è la batteria del bravissimo
Bastian Emig, che bravissimo lo è davvero e non solo per retorica, dato che spesso si trova da solo a sorreggere l’intera sezione ritmica.
Il disco parte forte, con “
If I Die in Battle”, quasi un inno alla voglia dei Van Canto di combattere la loro personalissima battaglia, canzone nella quale la voce graffiante di Dennis svolge il ruolo principale e le parti di “basso”, come descritto in precedenza, si fanno sentire decisamente più che in passato.
Punto di forza del disco è anche la successiva “
Seller of Souls”, cupa nella strofa e vivace nel ritornello, che mostra la grande affinità che i tedeschi hanno con i
Blind Guardian, gradimento che si palesa con la collaborazione della chitarra di Marcus Siepen in “
Spelled in Waters”, seconda presenza per uno dei bardi su un disco dei tedeschi dopo Hansi Kursch su “
Hero”.
E oltre a Marcus Siepen, come ogni disco dei
Van Canto, le collaborazioni esterne e le cover si sprecano: su “
Break the Silence” troviamo infatti la bellissima cover di “
Primo Victoria”, resa in maniera eccellente grazie anche all’intervento proprio di Joakim Broden, vocalist dei
Sabaton, che si alterna con Dennis e con Inga.
Altre cover presenti sono quelle di “
Bed of Nails” di
Alice Cooper, anche in questo caso “vancantizzata” ottimamente, e soprattutto la finale “
Master of the Wind” dei
Manowar, se possibile addirittura migliorata rispetto all’originale, con la presenza atipica (per i Van Canto ovviamente) di un pianoforte, suonato tra l'altro sempre da Bastian Emig, e la voce melodiosa di Inga a completare l’opera. Inga che su questo disco trova più spazio che sui precedenti, dimostrando di essere una delle migliori voci femminili in ambito metal.
Per non farci mancare nulla ecco anche una canzone nella lingua madre dei
Van Canto, “
Neuer Wind”, che richiama ancora una volta i Manowar e che riesce ad essere particolarmente incisiva e graffiante grazie alla particolare musicalità del tedesco.
“Non esiste nessun suono in natura che la voce umana non possa replicare”. Mi piace citare una frase uscita durante un’intervista a Demetrio Stratos in questo caso, dato che i
Van Canto sono qui proprio a dimostrare quello, ovvero quali potenzialità abbiano le nostre corde vocali. E “
Break the Silence” è a mio parere il disco più riuscito della loro discografia, data la maturità riversata nelle diverse canzoni attraverso un processo graduale di miglioramento e limatura. Azzardo, potrebbe piacere anche a chi finora li ha deliberatamente snobbati, mentre per chi li ha apprezzati in questi anni è un acquisto consigliatissimo. Oltre la voce.
Quoth the Raven, Nevermore..