Questo disco ha tutto ciò che un debut album non fatto da alieni dovrebbe contenere: tante canzoni buone, qualche passo falso, tantissime idee ottime, una discreta personalità e una capacità tecnica estremamente raffinata ma non ancora pienamente matura. Per tutti questi motivi, gli israeliani Red Rose sono una delle realtà nuove più interessanti sentite quest’anno e si meritano sicuramente, oltre ovviamente ad un approfondito ascolto, un appunto sull’agenda per tenerli sempre d’occhio nel prossimo futuro.
Il genere proposto spazia tra il progressive, il classic e il power, con un grande gusto per la melodia e, soprattutto, una gradevolissima vena epica nei refrain che potrebbe avere davvero tanta presa presso il pubblico europeo. La voce è veramente ottima e tutta la band, come detto in precedenza, riesce a dimostrare una preparazione più che sufficiente nonostante la giovane età. Unica vera pecca di questo lavoro, oltre a qualcosina ancora da limare per rendere i pezzi più accattivanti, è la presenza davvero troppo ingombrante delle tastiere, che scontano una produzione non eccelsa che le lascia troppo in primo piano e oltretutto con un suono non sempre piacevole.
Il mio consiglio è quello di andare a conoscerli prima di procedere all’acquisto, ma sicuramente ci troviamo di fronte a una band di valore che incontrerà i gusti di moltissimi di voi. Per ora promossi, ma dopo un debutto (che visto numero di pezzi e minutaggio, comunque, somiglia molto di più a un EP) così mi aspetto davvero tanto dal prossimo capitolo dei Red Rose.
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