Fra tutte le reunion nate negli ultimi anni come funghi dopo una giornata di pioggia, quella dei
Brutal Truth è fra le poche che non hanno ricoperto le vestigia di un glorioso passato costruito attraverso la pubblicazione di opere ancora oggi considerate punti di riferimento del settore con una patina di vergogna.
Da quando la band newyorkese ha ripreso in mano gli strumenti (N.d.r.: la band si riunì dopo anni di silenzio in un concerto benefico, aiutando gli Eyehategod a ricomprare gli strumenti distrutti dal passaggio dell’uragano Katrina) non si è fermata un attimo. Ha alternato una intensa attività dal vivo alla pubblicazione di album in studio, nei “tempi morti” ha rilasciato split EP (la cronaca recente narra di un connubio con i seminali grinder belgi Agathocles) e dvd dimostrando la bontà di un progetto a lungo termine e non la ricerca dei soldi facili alle spalle dei fan/gonzi.
Se con “Evolution through devolution” avevamo ritrovato i Brutal Truth più caustici e - passatemi il termine – tradizionali, impegnati a suonare del grind iconoclasta di qualità, con “End time” la band ha ripreso confidenza con la sua anima più distorta, noise e industriale come già fece anni fa con l’uscita di “Need to control”.
Lontano dalla linearità e dalla esclusiva fisicità di molti acts in circolazione, i Brutal Truth dimostrano di essere capaci di prendere l’ascoltatore alle spalle con decisione e sorpresa. Il caos nervoso e schizofrenico di “End time”, fatto di parti tiratissime, stop and go e pure dissonanze sludge (v. “Drink up”) non è assimilabile al primo ascolto. Necessita di attenzione perché, come un pugile stretto in un angolo del ring, i colpi arrivano da ogni direzione. E sono pugni che fanno male.
“End time” può apparire come un lavoro eterogeneo, man mano che gli ascolti crescono, si nota come la convivenza fra le furiose “Simple math”, “End time” o “Fuck cancer”, la lenta pesantezza di “Warm embrace of poverty”, la crusteggiante “Small talk” e la già citata sludge-core “Drink up” rappresenta
solo un approccio a 360° alla materia.
L’innata capacità di mutare pelle e registro senza preavviso rende i Brutal Truth speciali e li differenzia dalla massa. Lo sanno loro, lo sanno alla Relapse (che non ha esitato a ridare fiducia a Lilker & Soci a distanza di anni) e lo sappiamo noi.
Utenti finali che possiamo ancora fidarci dei Brutal Truth ad occhi chiusi dopo tanti anni.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?