Copertina 6,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2011
Durata:59 min.
Etichetta:Metal Blade Records

Tracklist

  1. TIMELESS DAYS
  2. ASHES FALLING UPON US
  3. ZEROSPAN
  4. COLD WINDS
  5. LEAD THE WAY
  6. FOREVER MARCHING ON
  7. GUIDING ME
  8. THE BEAST OUTSIDE MY WINDOW
  9. ON UNCLEAN GROUND
  10. BLOODWORM
  11. ADMIRE THE HEROES
  12. AVOID THE LIGHT

Line up

  • Tim “Ripper” Owens: vocals
  • Jason Suecof: guitars
  • Steve Digiorgio: bass
  • Richard Christy: drums

Voto medio utenti

Ritornano dopo un anno e mezzo dall’omonimo debut album i Charred Walls of the Damned, supergruppo americano mai troppo pubblicizzato ma che con "Charred Walls of the Damned" appunto aveva dato alle stampe un lavoro sopraffino, un heavy metal classico prodotto naturale della classe cristallina di chi l’aveva creato.

Tornano quindi con questo “Cold Winds on Timeless Days”, un disco carico di aspettative per il sottoscritto che aveva apprezzato parecchio il debut, in particolare l’eccellente prestazione dietro il microfono del bistrattato Tim “Ripper” Owens, vera perla di un gruppo di per se già stellare.
Si perché stare a discutere della abilità tecniche di gente come Steve Di Giorgio, Richard Christy e Jason Suecof, oltre al già citato Owens, è davvero tempo perso. Anche se, in tutta onestà, c’è da dire che su questo nuovo disco Suecof pare non essere realmente a suo agio, farcendo il disco di qualche assolo in più rispetto al debut album, ma non risultando particolarmente convincente, limitandosi a svolgere il compitino e niente più, senza donare alle composizioni quel quid che la sua abilità richiederebbe.
In realtà un certo sentore di confusione a livello strumentale è presente in tutto l’album. Non fraintendetemi, non mi sto contraddicendo..singolarmente i 4 svolgono un lavoro ottimo, professionale e certosino..il problema è che si ha in più di un’occasione la sensazione che viaggino slegati, come se mancasse un’alchimia che nei 36 minuti del primo album non traspariva.
Collegandosi a quei famosi 36 minuti, uno dei difetti imputati a “Charred Walls of the Damned”, se di difetto si può parlare, era proprio lo scarso minutaggio. Stavolta i Nostri, forse memori delle lievi critiche piovute in precedenza, decidono praticamente di raddoppiare i minuti, incappando però nel difetto di cui sopra, ovvero la confusione. A posteriori possiamo quindi dire che erano forse meglio 36 minuti eccellenti rispetto a 1 ora buona ma con poca amalgama.
Detto questo, il disco scorre comunque in maniera decisamente piacevole, con momenti più riusciti quali “Ashes Falling Upon Us” o il singolo apripista dell’album “Zerospan” e episodi invece che mettono in luce quanto detto finora, uno su tutti “The Beast Outside My Window”, che a fronte di una prestazione mostruosa di Christy (dei 4 musicisti è risultato decisamente il migliore su questo album) presenta una struttura eccessivamente altalenante, come se non si sapesse bene dove voler andare a parare.
Molto interessante è anche la centrale “Forever Marching On”, che stacca un po’ dai ritmi incessanti delle canzoni che la precedono, in particolare nel riuscitissimo ritornello, dove la linea vocale di Owens e la chitarra di Suecof si intrecciano finalmente in maniera ideale, creando un’atmosfera decisamente suggestiva.
Le altre canzoni si susseguono bene o male sullo stesso filone, non riuscendo però a raggiungere i picchi di una “In a World so Cruel” o “Creating Our Machine” del precedente album, fallendo nell’opportunità di incastrarsi a dovere nella mente dell’ascoltatore, lasciandogli una sensazione di piacevolezza al momento dell’ascolto, sensazione destinata però ad abbandonarlo dopo pochi minuti, così com’era venuta.
Anche lo stesso Owens, che mi aveva così piacevolmente colpito in precedenza, sembra legato a terra con dei tiranti, non arrivando quasi mai ai picchi dello scorso anno, se non nella già citata “Ashes Falling Upon Us”. Ma basta dare un ascolto, ad esempio, a “On Unclean Ground” per rendersi conto di quanta potenzialità inespressa ci sia nella sua prestazione.

Non è un fallimento quello dei Charred Walls of the Damned, sia chiaro, però era lecito aspettarsi qualcosa di più, soprattutto dopo un ottimo lavoro qual’era l’album di debutto e soprattutto da 4 musicisti di così grosso calibro. Sperando che sia solo un piccolo passo indietro dovuto al poco affiatamento, attendo il terzo disco e intanto do a Owens e soci la più classica delle sufficienze.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 12 nov 2011 alle 10:24

Azzo...ci speravo....un 6,5 di Perlini poi, è un 4,5 per il resto del mondo tra l'altro....peccato...

Inserito il 21 ott 2011 alle 12:31

anche io ho avuto la stessa impressione di disorientamento e di disco un po' buttato lì. Ma l'ho ascoltato solo un paio di volte in streaming e il primo non mi aveva veramente detto niente quindi pensavo di essere il solito.

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