La recensione di “
Three Years of Madness”, scritta dal nostro Aimasso ormai sei anni fa, raccontava più o meno tutto sulla storia di
Roberta “Morgana” Delaude, vero alfiere al femminile del metal italiano negli anni ’80. La storia di Roberta è quantomeno intensa e difficile, storia che l’ha portata ad allontanarsi disgustata da un mondo musicale troppo incline ai trabocchetti e troppo brulicante di vermi travestiti da umani, tutto questo finché la bellissima e bravissima Morgana non incrocia il cammino con
Tommy Talamanca dei Sadist, con il quale mette in piedi una collaborazione artistica che riporta la cantante piemontese sulla scena. L’ombra dei Sadist è presente anche nella line-up e nel lavoro di registrazione e rifinitura, ed il risultato è sorprendente, visto che l’hard rock graffiante e melodico di Morgana viene esaltato dalle partiture e dalla produzione che lo incorniciano come merita.
Di sicuro, i fans di Morgana sono tanti in Italia, soprattutto tra quegli over 30 che come me hanno mosso i loro primi passi nel metallo ben più di un paio d’anni fa; per tutti coloro che hanno atteso con pazienza il ritorno della regina del metallo italiano, “
Rose of Jericho” è un sorso d’acqua fresca nel deserto, ed un incontro con la storia della nostra musica preferita, almeno tra le mura italiche. L’intro e l’outro, ossia “
Alive…” e “… “
…And Kickin’” vi racconteranno l’epopea di Morgana, le cause della sua scomparsa, il ritorno della Musica nella sua vita, e faranno da cornice per una manciata di tracce di robusto hard rock, cantato e suonato come dio comanda. Tra i vari titoli, una interessantissima cover version della stra-famosa “
Bang Bang” di Sonny Bono, ma soprattutto un capolavoro del passato di Morgana, quella “
Lady of the Winter” resa magistralmente in questo arrangiamento, molto attuale (se non vi bastasse, a chiudere “Rose of Jericho” ce n’è anche una bella versione acustica).
Semplicemente delizioso il lento “
610”, trascinante e d’impatto il primo singolo estratto, “
Love me the Way I am”, ma qui tutto l’album respira di un sapore quasi perso, quel gusto volutamente retrò di non effettare e non correggere mai il pitch, lasciando la voce di Roberta pura e cristallina, anche nelle impercettibili sbavature di intonazione. Parliamoci chiaro, questo disco segna il ritorno di un personaggio ormai entrato nel mito, ed il piacere che si ha nell’ascoltarlo travalica decisamente la mera disamina tecnica. Non posso che associarmi ai tanti colleghi che hanno salutato con gioia il ritorno di Morgana, sperando di incontrarla prima o poi su qualche palco. Welcome Back!
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