Tra Irlanda e Inghilterra l’alcol è abbastanza diffuso. Tanto che probabilmente i cervelli si annebbiano e, imbracciati gli strumenti, quello che ne viene fuori è qualcosa di indefinito, in cui il metalcore si abbraccia al prog metal, melodia e growl si alternano nelle voci, parti a cento all’ora e momenti riflessivi si combattono nel riffing. Quello che non si alterna a niente, purtroppo, è il senso di noia e scarsa attenzione che genera l’ascolto dell’album.
Non me ne vogliano gli Skin The Pig: la mia introduzione è assolutamente ironica e non posso nascondere che ci troviamo di fronte a un disco ottimamente suonato e ben confezionato. Quello che rimane in mente dopo l’ascolto, però, è davvero troppo poco.
La direzione presa dalla band è chiara, ma la strada da fare per emergere in un mare di band che tanto si somigliano è ancora davvero lunga. E soprattutto difficile.
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