I 9MM non sono particolarmente noti al di fuori della Germania, forse per il fatto che cantano in tedesco ed esibiscono un look militaresco da terzo reich, ma in patria hanno raggiunto popolarità e successo notevoli. I loro primi tre album hanno scalato le classifiche rock/metal nazionali, attualmente vi sono circa settanta fan-club a loro dedicati, negli ultimi tempi il gruppo si è esibito un centinaio di volte sul palco accompagnando il meglio del panorama internazionale del settore. In sostanza, una formazione di tutto rispetto.
Ma qual è il segreto dei 9MM?
Nessuno. O meglio, nient’altro che semplicità ed immediatezza di un metal classico, tedesco che più tedesco non si può. Un medley di Motorhead, Rose Tattoo, Accept e qualsiasi altra band heavy di nazionalità teutonica.
Anche il nuovo lavoro viaggia spedito sulla linea fissata sin dall’esordio. Riff secchi e d’acciaio, ritmiche quadrate, cori da “sex and beer” party, un cantante che in camera avrà ancora il poster di Udo e qualche assolo rapido ed essenziale. Nulla più, nulla meno. Neppure il disagio della lingua, perché esiste la certezza che i testi delle canzoni siano quelli già sentiti un milione di volte, da “Highway to hell” in avanti.
Certo, i ritornelli da concerto in stile oktoberfest perdono qualcosa per chi non è di lingua madre, salvo eccezioni come il micidiale “Durstige manner”, così i brani finiscono per somigliarsi un po’ tutti. Resta comunque un veloce, casinista, divertente esempio di hard’n’heavy da battaglia, senza tante paranoie né pretese. Ed anche senza infamia e senza lode. Infatti la sua reale dimensione è il mercato tedesco, mentre nel resto dell’Europa ha molte meno ragioni d’imporsi all’attenzione degli appassionati.