Possono piacere o meno, ma una cosa è innegabile se si parla dei
Cynic, e cioè che, a modo loro, sono un gruppo unico, in positivo e in negativo. Quando nell’ormai lontano 1993 uscì il loro debut album “Focus”, spiazzarono tutti grazie al loro stile palesemente in bilico tra metal estremo e jazz/fusion, portando ancora oltre la frontiera gli esperimenti già messi in atto dai mai troppo osannati Death (non scordiamoci che sia Masvidal che Reinert provenivano proprio dalla band di Chuck Schuldiner). Poi l’oblio, nel senso che la band si sciolse, tornando sulle scene solo recentemente, nel 2008 precisamente, con l’album “Traced in air”, e già qui si iniziavano a intravedere dei cambiamenti notevoli rispetto a quanto proposto quindici anni prima. Masvidal è un musicista eclettico, mai domo, in continua evoluzione, e come ulteriore conferma di quanto appena detto, ecco arrivare “Carbon-based anatomy”, un nuovo EP pubblicato dalla Season Of Mist. È bene chiarire subito come stanno le cose: se già non avete amato molto le precedenti produzioni della band in quanto troppo distanti dal metal, beh, questo EP non fa assolutamente al caso vostro, visto che di metal non vi è assolutamente traccia. Se invece amate la musica a 360°, ci sarà più di qualche spunto davvero pregevole nei solchi di questi sei brani, tre per la verità, visto che l’altra metà altro non è che una serie di intermezzi ai limiti della new age. Per completezza devo dirvi, inoltre, che non vi è quasi più traccia neanche della componente jazz/fusion. Sembra quasi che Masvidal e Reinert abbiano volutamente messo da parte inutili tecnicismi per dare libero sfogo all’espressività, andando a concepire dei brani articolati, ai limiti del prog, ma con un sapore decadente che più di una volta può portare alla mente le produzioni degli ultimi Anathema. Fate conto che questi ultimi incontrino gli ultimissimi Opeth per avere un’idea di cosa proposto dal duo, per l’occasione raggiunto ancora una volta da Sean Malone al basso. Ed è proprio quest’ultimo, insieme al drumming fenomenale di Reinert, a porre le basi (e che basi, veramente superlative) sulle quali Masvidal interviene con la sua chitarra, quasi sempre eterea e sognante, arpeggiata, che solo di rado si elettrifica, per lo più in fase solista, con intermezzi come sempre di gusto estremo. La titletrack è la somma di tutto quanto descritto fin’ora, un brano dalle atmosfere rarefatte, dilatate, che delinea al meglio lo stile attuale della band, reso ancora più delicato dagli interventi vocali di Amy Correia. Trattandosi di un EP non è dato sapere se per i nostri è stato solo un esperimento o se questo sarà il nuovo e definitivo corso della band. In entrambi i casi “Carbon-based anatomy” è un dischetto di valore eccelso, ricco di musica vera, quella con la M maiuscola. Scordatevi il metal, scordatevi di avere a che fare con ex membri dei Death, e approcciate all’ascolto in maniera totalmente differente… vedrete che non ne rimarrete delusi. Se invece cercate schitarrate e growl, beh, dirigete le vostre ricerche altrove, qui non ve n’è traccia…
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