Tornano i Kataklysm dopo l'ottimo "Shadows & Dust" del 2002 e, rispetto a quel disco, la band, dell'italianissimo singer Maurizio Iacono, ha di molto diversificato il proprio sound rendendolo più aperto e vario. Se nel precedente disco era forte la vena oscura e catastrofica, frutto dell'11 Settembre, come mi confermò lo stesso singer Maurizio Iacono in una splendida intervista, in questo nuovo "Serenity In Fire" l'atmosfera è certamente meno malsana, ma il disco nel complesso non ne risente. I Kataklysm sono sempre stati il ponte ideale tra il death metal europeo, legato a stilemi più classici e ad un approccio che non sa fare a meno della melodia, ed il death metal americano, più legato all'impatto e alla brutalità tout-court. In questo disco la band si spinge oltre e sforna un disco che ha il suo miglior pregio nella varietà e nella completezza della proposta che rimarca le fortissime influenze thrash e, come se non bastasse, non tralascia alcuni episodi che rimandano ad un mood black metal, in pezzi come "For All Our Sins" (track sulla quale presta la propria voce Peter Tagtgren) e la conclusiva "Under The Bleeding Sun". Il death metal della band quasi mai si lascia andare alla brutalità fine a se stessa, preferendo un approccio più ragionato, un approccio dove la melodia la fa da padrone e dove Maurizio Iacono ci mostra di essere un cantante con le palle, eccellendo sia nel growling sia nello screaming. Come potete dedurre quindi ci troviamo di fronte ad un disco che sa miscelare e dosare alla perfezione varie componenti e vari modi d'intendere la musica estrema. Certo è però che l'oscurità del precedente disco manca e non poco a questo platter, il quale inoltre si gioverebbe, di certo, di un pizzico di brutalità in più. Ci troviamo di fronte ad un signor disco per quel che riguarda il punto di vista esecutivo e compositivo, un disco che però tuttavia, e qui siamo nell'ambito del personale gusto, lascia un pelino a desiderare per via della produzione, come al solito frutto del chitarrista Jean Francois Dagenais, che non rende merito alla batteria (alcuni trigger suonano troppo "artificiali"), e per via di una carenza, certamente non necessaria, d’atmosfere gloomy e di, stavolta necessaria, brutalità. Resta il fatto che quest'anno si preannuncia straordinario per il death metal e state pur sicuri che il merito di ciò va anche a dischi come "Serenity In Fire".
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