Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2005
Durata:65 min.
Etichetta:Black Lotus
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. EVIL GETS AN UPGRADE
  2. THERE IS NO GOD
  3. THE GRIM PALACE
  4. DARKNESS FALLING
  5. CREATION OF SATAN
  6. THE SIGN OF ETERNAL CURSE
  7. A VISION OF A NAMELESS SOUL
  8. EMERGING FROM THE IMMORTALS
  9. THE KING OF ASINE
  10. SPIRIT OF THE TOMB
  11. ANGEL OF REVENGE

Line up

  • Stefan Necroabyssious: vocals
  • Bill: keys
  • Achilleas: guitars, bass
  • Haris: drums

Voto medio utenti

Avendo letto sul retro della copertina il genere, descritto come un "metal atmosferico, occulto, sinistro" non mi aspettavo più di tanto dai Varathron, complice anche una scadente copertina rappresentante una specie di zampa di gallina (al posto del triangolo) con al centro un occhio! Invece i primi due veri pezzi mi hanno letteralmente spazzato via: death melodico sporcato di black metal, infarcito di semplici bellissimi giri sorretti a metà tra chitarra e tastiera. Il gruppo greco, da sempre all'ombra dei connazionali più famosi (Rotting Christ e Septic Flesh su tutti), non si concede neanche alla critica di essere troppo blando e leggero, grazie ad una serie di devastanti accelerazioni accompagnate dal grugnito di Stefan. All'interno dei singoli pezzi la musica è dinamica e varia quanto basta, accelerazioni e partiture più aggressive si alternano a momenti più malinconici e addirittura a parti declamate. Proprio queste mi hanno lasciato parecchio perplesso, ricordandomi la pessima pronuncia del narratore sul leggendario "When Water Became Ice" di Eddy Antonini (chi se lo ricorda?". Se quindi abbiamo una serie di pezzi pregevoli ed interessanti, la stessa cosa non si può dire per l'album nella sua interezza. Questo perché purtroppo il gruppo insiste nella ripetizione degli ottimi schemi messi in mostra in apertura, con la violenza del death mitigata da stacchi di sapore più oscuro ed atmosferico, senza dimenticare un pizzico di romanticismo. Andando avanti con l'ascolto, gli unici momenti che rimangono impressi sono le melodie più vicine al power metal, quelle immediate, che si ficcano subito in testa grazie alla loro semplicità. Però, va bene tutto ma sessantacinque e passa minuti di musica sono troppi, anche se le ottime qualità viste in apertura si mostrano a sprazzi anche nel resto dell'album. Sarebbe bastato un pizzico di incisività in più per riuscire a levigare il risultato finale rendendolo degno di essere ricordato!
Recensione a cura di Alessandro 'Ripe' Riperi

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